Per l’inaugurazione della nuova stagione del Teatro Brancaccio di Roma, un musical che mancava dalla scena italiana da oltre 20 anni, ovvero Cabaret, scritto da Joe Masteroff e reso immortale dall’omonima pellicola di Bob Fosse con Liza Minnelli (1972).

Siamo nella Berlino degli Anni Trenta, quando l’ombra del Partito Nazista iniziava ad allungarsi su tutta la Germania. Il Kit Kat Klub è un locale dove il grigiore della vita veniva lasciato fuori le sue porte a favore di luci colorate, donne lascive e provocanti, musica e balli sfrenati che fanno da corollario a fiumi di alcool e fumi di ogni genere. Qui il giovane romanziere americano Cliff conosce la star del locale Sally Bowles; ingrassia-1tra i due nascerà un amore contrastato intorno al quale faranno perno le vicende di numerosi personaggi. Ma la Storia con la S maiuscola avrà presto la meglio sull’Amore e neanche l’ambiguo e stravagante Maestro di Cerimonie del Kit Kat Klub riuscirà a far dimenticare al pubblico che sulla Germania, e sulle loro vite, sta per abbattersi la furia hitleriana.

Il musical messo in scena dalla Compagnia della Rancia, diretto da Saverio Marconi, si avvale delle belle scenografie di Gabriele Moreschi e dello stesso regista, che mantenendo spoglia ed in mostra la macchina scenica dello spettacolo, ne esalta la natura “teatrale” trasferendo un senso di intimità e partecipazione grazie alle luci di Valerio Tiberi.

Il cast nei due ruoli protagonisti è in parte e convincente. Giampiero Ingrassia, nel ruolo del Maestro di Cerimonie , ricordando in atteggiamenti e movenze il Frank-N-Furter di The Rocky Horror Picture Show, aiuta a creare quell’atmosfera gotica decadente che pervade lo spettacolo, mentre Giulia Ottonello (Sally Bowles) non potendo competere col talento della Minnelli (negli occhi e nella memoria di molti spettatori) mostra ottime doti canore e discreto brio nelle parti (poche) danzanti, difendendosi con vigore dall’ingombrante raffronto. Per nulla convincente invece Mauro Simone nel ruolo del romanziere Cliff, troppo impostato in una recitazione accademica che smonta quel mood surreale messo in piedi dai due protagonisti.

ottonello-1Se i numeri musicali funzionano per ritmo, colori, danza e leggerezza, è lo spettacolo nel suo insieme a non convincere pienamente. Causa una messa in scena (leggi regia) incapace di sorprendere, spiazzare, creare la meraviglia dell’inaspettato. Tutto è prevedibile nella sua costruzione interna (recitato-cantato-danzato e di nuovo recitato; una catena che si reitera ancora e ancora e ancora…) e se i ruoli dei due protagonisti sembrano particolarmente curati e studiati, sono quelli di contorno a rimanere opache ombre che si aggirano senza costrutto. Un difetto frequente nelle produzioni de La Rancia. Vale per tutti la storia tra Fräulein Schneider, affittacamere avanti in età che non ha ancora conosciuto l’amore vero ed Herr Schultz, fruttivendolo tedesco ma ebreo. L’evoluzione della loro storia d’amore che nell’originale rappresenta una sorta di orologio interno, con il lento e poi improvviso infiltrarsi nella vita politica e sociale della Germania del Partito Nazista, qui è ridotta a parentesi riempitiva, spazi d’assenza utili solo a far riposare ugole e fiato ai protagonisti principali.

Ne viene fuori uno spettacolo complessivamente deludente, con poco ritmo e molta prevedibilità, che non può soddisfare i palati più esigenti.

TitoloCabaret
AutoreJoe Masteroff
AdattamentoMichele Renzullo, Saverio Marconi
RegiaSaverio Marconi
MusicheJohn Kander, liriche Fred Ebb
SceneGabriele Moreschi, Saverio Marconi
CostumiCarla Accoramboni
CoreografieGillian Bruce
LuciValerio Tiberi
InterpretiGiampiero Ingrassia, Giulia Ottonello, Mauro Simone, Altea Russo, Michele Renzullo, Valentina Gullace
Durata97'
ProduzioneCompagnia della Rancia
Anno2015
GenereMusical
Applausi del pubblicoTimidi
CompagniaLa Rancia
In scenafino al 18 ottobre al Teatro Brancaccio di Roma