Rinchiusi nel rifugio sotterraneo di una periferia non decifrabile, Mark e Louise (Alessandro Lussiana e Valeria Perdonò) sono sopravvissuti ad un’esplosione atomica. Nello stanza buia e fredda del nascondiglio, i ragazzi trascorrono due settimane al riparo dalle emissioni radioattive che potrebbero ucciderli. Hanno poco cibo, solo scatolette di chili piccante e qualche barretta di cioccolata. Louise non ricorda nulla dell’esplosione: si ritrova a dover condividere con Mark, che l’ha salvata, lo spazio limitato del rifugio/castigo. Col passare dei giorni il cibo diminuisce, gli spazi si accorciano, i nervi saltano. Vi è una ricerca affannata di autocontrollo: un bisogno sconfinato di restare lucidi per vincere il tempo, la necessità di aiutarsi, il rischio di cadere nella manipolazione tipica di una condizione estrema.
Sostenuta da una recitazione di alto livello “After the end” del londinese Dennis Kelly, è la vicenda di un massacro. Quello esterno di un “fuori” apocalittico, e quello intimo costretto tra le quattro mura di un luogo fatiscente e ostile, che i protagonisti vivono nella metafora del proprio rapporto oppressivo. “After the end” è un esempio classico di ‘commedia nera’, dove tutto è prestato alla velocità dei dialoghi, alla schizofrenia interpretativa e al contempo all’essenzialità di una scrittura drammaturgica asciutta, che non lascia spazio alle digressioni.
Dopo un’iniziale impressione di banalità contenutistica, la trama cresce grazie ai progressivi colpi di scena svelati in un finale coinvolgente e inaspettato. L’effetto claustrofobico è la chiave: esso è reso non solo dalla scenografia scarna, scura, povera di oggetti (giusto un tavolo e una botola), squadrati e vagamente futuristici e dalla musica elettronica spesso molesta, ma si rivela soprattutto nella tensione emotiva di una recitazione nevrotica. La gestualità inquieta della Perdonò (solita tamburellare le dita su qualsiasi superficie, o ingozzarsi di merendine) e l’interpretazione violenta di Lussiana accentuano la sensazione di smarrimento contenuta nella pièce. I due soffocano nella rappresentazione del loro disfacimento umano, come se si fossero scollati dalla propria coscienza che si abbrutisce e si adegua alla resistenza della fame, del freddo e della lotta.
La sensazione labirintica di una mente deviata si materializza sul palco negli abusi di Mark, che si aggira nello spazio/prigione senza pudore né ritegno. Louise ne subisce i soprusi. Al limite della sopportazione per il duro impatto “After the end”, magistralmente diretto da Luca Ligato, è uno spettacolo bello e a lungo applaudito che per certi versi fa pensare alla scrittura dissacrante di José Saramago, per quel linguaggio logorroico privo di pause nei monologhi della Perdonò e le atmosfere sporche, spietate dei quadri scenici.
Titolo | After the end |
Autore | Dennis Kelly |
Regia | Luca Ligato |
Musiche | EON |
Scene | Giovanna Angeli |
Costumi | Carla Goddi |
Luci | Alessandro Tinelli |
Interpreti | Alessandro Lussiana, Valeria Perdonò |
Durata | 70' |
Produzione | Alraune Teatro |
Organizzazione | Monica Belardinelli |
Anno | 2015 |
Genere | commedia |
Applausi del pubblico | Ripetuti |
Compagnia | Alraune Teatro |
In scena | dal 28 aprile al 10 maggio 2015 al Teatro dell'Orologio - Sala Gassman - da martedì a sabato ore 21.15 - domenica ore 17.45 |
Nessun commento