Zero, zero
Autore: Luisa Stella
Regia: Lucia Ragni
Scene: Franz Prestieri Costumi: Franz Prestieri
Musica: Rosario Del Duca
Produzione: Attori Insieme
Interpreti: Lucia Ragni, Rosario Del Duca
Anno di produzione: 2008 Genere: drammatico
In scena: fino al 26 Ottobre, Teatro Piccolo Jovinelli Via Giolitti 287 - 00185 Roma,
Tel. 06 492715222 – 06 44340262

L’ultranovantenne Euthalia (Lucia Ragni) si è asserragliata, con la sola compagnia di un inutile cellulare, nel cuore della propria casa, chiacchierando con l’invisibile serva Bimba, polemizzando con l’altrettanto invisibile fattorino Mariuccio, criticando l’inesistente scrittrice/vicina di casa, litigando furiosamente con un l’immateriale Dio.
Una bolletta telefonica non pagata, per un’improvvisa lacuna, sarà la banale dimenticanza che annuncerà una drammatica svolta, l’ultima, nella vita di Euthalia: comprare un telefono cellulare. Da questo momento, i suoi giorni precipitano verso la morte, nel caos – sempre più evidente e accelerato – del presente. Sulla confusione dell’oggi si erge, intatto, il ricordo di eventi fondanti del passato: strazi, rancori e la consuetudine alla riflessione. Confinatasi in casa, Euthalia vive la propria solitudine, resa più acuta dal silenzio indifferente del cellulare che ha comprato in sostituzione del vecchio apparecchio telefonico. L’acquisto, che sulle prime parrebbe portare una speranza di comunicazione, si rivelerà l’ennesima irritante lusinga. Euthalia si lascia morire a tempo di dixieland, si lascia affogare nel logorroico ‘spiritual’ della banalità e del luogo comune. Una morte leggera, triste come una canzone troppe volte ascoltata.
Il richiamo a Samuel Beckett è fin troppo evidente: l’attesa di qualcuno, o qualcosa, che deve arrivare è rappresentata dal monologo intervallato da una voce fuori campo che, di volta in volta, impersona i pochi contatti con il mondo esterno che rimangono alla protagonista.
La scenografia è equilibrata: l’attrice al lato del palco e la voce fuori scena dalla parte opposta; i pesanti drappeggi della casa sono la dimostrazione di un passato ingombrante, il lungo vissuto di una donna che sta per morire. In quest’ottica il leggerissimo e piccolo telefono cellulare rappresenta il futuro sempre più breve, inconsistente e triste che l’aspetta. Zero, zero è testo interessante, ben recitato, che rappresenta le angosce di un periodo della vita, la vecchiaia, di cui il mondo moderno, frenetico, leggero ed illusorio, non accetta l’esistenza.

[jacopo angiolini]