La vedova scaltra
Autore: Carlo Goldoni
Adattamento: Lina Wertmüller in collaborazione con Tiziana Masucci
Regia: Lina Wertmüller
Scene e costumi: Enrico Job
Musica: Italo Greco, Lucio Gregoretti e Gabriele Miracle
Produzione:Associazione Teatrale Pistoiese, Tauma, La Biennale di Venezia
Interpreti: Raffaella Azim, Gianni Cannavacciuolo, Giovanni Costantino, Francesco Feletti, Massimo Grigò, Elena D’Anna, Roberto Valerio
Anno di produzione: 2007 Genere: commedia
In scena: Teatro Eliseo, Roma, fino al 27 gennaio
Un grande, immenso, bianco letto campeggia sull’imponente ma essenziale scena de La vedova scaltra. Un letto intorno al quale si muove la giostra di 4 personaggi in cerca di una moglie, amante, diversivo, passatempo. Quattro galantuomini europei – un francese, un italiano, un inglese ed uno spagnolo – colorati di un macchiettismo che fa tanto maschera carnevalesca sena mai sbrodolare nella farsa, governati da un servo di ben quattro padroni, tale Arlecchino, deus ex machina, commentatore e narratore interno che guida la scena come un direttore d’orchestra.
Oggetto del desiderio Rosaura, una giovane vedova in cerca di un buon marito, una discreta dote e perché no, anche l’amore.
La vedova scaltra di Carlo Goldoni è “un testo di transizione tra la commedia dell’arte e la commedia nova. E’ un’idea carica di echi sensuali ma anche di segreti e profondi simbolismi. L’idea non è solo quella di una vedovella in cerca di marito, ma vi s’intrecciano due percorsi: quello dei cavalieri vogliosi di conquistare una preda e quello della donna che cerca un uomo, un vero uomo. L’incrocio tra i desideri dei pretendenti e quelli della vedova è l’avventurosa partita da percorrere” come racconta la regista dello spettacolo Lina Wertmüller che in occasione del 300° anniversario della nascita di Carlo Goldoni, incrocia per la prima volta a teatro il commediografo veneziano. “Nella rielaborazione – continua la regista - sono stati eliminati, oltre alla sorella di Rosaura, alcuni personaggi-maschere come Pantalone e il Dottor Balanzone. Un testo più asciutto, nel quale la polemica tra vecchio e nuovo, si concentra su Arlecchino. E’ lui il testimone della ‘Commedia dell’Arte’, la maschera su cui si riversano tutti i difetti degli italiani ma che con la simpatia e l’allegria riesce a farsi amare. Il nostro Arlecchino, anticipando il ‘Servo di due padroni’, ne serve addirittura quattro ma in realtà serve solo Rosaura. All’inizio Rosaura è anche Venezia. Come Rosaura si prende gioco dei suoi pretendenti, così Venezia tiene sulle spine i suoi figli adorati, dal carattere litigioso e criticone.”
Una giostra gioiosa su cui salgono con convinta partecipazione gli ottimi interpreti Giovanni Costantino, Francesco Feletti, Massimo Grigò, Elena D’Anna, Roberto Valerio che ruotando intorno alla vedova Raffaella Azim, si adoperano nelle loro strategie amorose attraverso l’Arlecchino di una straordinario Gianni Cannavacciuolo.
Ed alla fine l’amore trionfa come giusto che sia in una commedia, ma il sorriso accompagna vincitori e vinti perché signori questa è commedia dell’arte fatta di frizzi, lazzi e puro, sincero divertimento. Da non perdere. [fabio melandri]