L'uomo della sabbia


Anno
2012

Genere
drammatico

In scena
fino al 30 settembre
Teatro della Cometa | Roma

Autore
E.T.A. Hoffmann
Adattamento/Traduzione
Luca De Bei
Regia
Luca De Bei
Scene
Francesco Ghisu
Costumi
Lucia Mariani
Luci
Marco Laudando
Interpreti
Mauro Conte, Riccardo Francia, Fabio Maffei, Giselle Martino
Produzione
I Magi s.r.l.

 

Tratto da un racconto dello scrittore tedesco romantico E.T.A. Hoffmann, “L’uomo della sabbia” sconta il peccato d’origine: non è un testo teatrale e si sente. Le atmosfere suggestive create dalle luci di Marco Laudando non riescono a compensare l’eccesso verbale, tipico della maggioranza degli adattamenti. La versione proposta da De Bei convince a tratti, soprattutto nella seconda parte. Nella prima si fatica a seguire una rappresentazione in cui abbondano i dialoghi: voce fuori campo, lettura del testo da parte degli attori, azioni degli attori… Troppo.

La storia sarebbe anche accattivante: un giovane le cui paure infantili dell’uomo della sabbia, il dottor Coppelius - una sorta di uomo nero ottocentesco - si trasformano in ossessione amorosa per Olimpia, una donna fredda e robotica, che lo porterà all’autodistruzione. A nulla valgono il calore e l’amicizia della fidanzata Clara e dell’amico Lothar: il destino del giovane protagonista Nathaniel è segnato dal demone della paura. Non sorprende che il racconto abbia affascinato anche Freud che ha dedicato un saggio al testo: l’inconscio del protagonista è ben indagato dallo scrittore tedesco.

Il regista si aggrappa al testo come Tarzan alla liana: verrebbe da dirgli «mollala» e lanciati nel vuoto che magari incontri Jane. Ironia a parte, l’immagine dell’eroe inventato da Edgar Rice Burrough calza nella misura in cui un regista non voglia affrontare un testo con coraggio, rischiando.

Nel teatro italiano il male esercita un discreto fascino, soprattutto se narrato in forma onirica. Il rischio è però l’effetto letargico sul pubblico, nonostante l’ottima interpretazione di Riccardo Francia (il dottor Coppelius) e la bellezza di alcune frasi. Perché non osare di più? Perché accontentarsi di uno spettacolo ben confezionato, ancorato ad un testo di sicuro fascino? Con tutto quello che sta accadendo nel mondo, potrebbe essere un’occasione per mostrare un po’ più di coraggio nel mondo della cultura, sperimentando linguaggi diversi.

Non si può fare teatro solo per gli abbonati, per gli spettatori forti, bisognerebbe attirare un pubblico più variegato; fare teatro oggi è già una scelta coraggiosa, allora tanto vale andare fino in fondo. [deborah ferrucci]