Tutto su mia madre
Autore: Pedro Almdòvar Traduzione: Giovanni Lombardo Radice
Regia: Leo Moscato
Scene: Antonio Panzuto Costumi: Gianluca Falaschi
Luci: Alessandro Verazzi Musica:
Produzione: Fondazione Teatro Due, Teatro Stabile del Veneto
Interpreti: Elisabetta Pozzi, Alvia Reale, Eva Robin’s, Paola Di Meglio, Alberto Fasoli, Silvia Giulia Mendola, Giovanna Mangiù, Alberto Onofrietti
Anno di produzione: 2010 Genere: drammatico
In scena: Fino al 28 novembre al Teatro Eliseo di roma

Una madre che perde il figlio in un incidente stradale, un padre che cambia sesso e diventa un transessuale ma nel frattempo mette incinta una suora, che diventa sieropositiva e muore nel dare alla luce il figlio del transessuale. La storia è così tragica da sembrare quasi comica, non per il regista spagnolo Almodòvar. Pedro è Pedro. Almodòvar è unico, irripetibile.
E’ impresa coraggiosa portare il suo mondo a teatro. Si hanno due scelte, stravolgere la trama ma salvaguardare l’essenza dell’opera dell’artista, oppure seguire fedelmente la trama a discapito dell’essenza. Il testo inglese di Samuel Adamson e la regia di Leo Moscato hanno scelto la seconda opzione, rischiando molto perché il teatro ha un linguaggio completamente diverso dal cinema. Innanzitutto nel teatro azione, tempo e luogo si svolgono insieme, nel cinema, grazie al montaggio e al cambio dei luoghi si possono raccontare molti eventi. “Il teatro è essenza della vita”, dice il drammaturgo inglese Peter Brook, per dire che quando si affronta un testo che non nasce per il teatro bisogna fare delle scelte, tagliare delle parti, anche se sono belle, in favore della resa teatrale. Inoltre, Almodòvar è un regista che lavora molto sui personaggi, piuttosto che sulla trama, le sue inquadrature sono quasi sempre dei primi piani o mezzi primi piani, per dare spessore ai sentimenti e alle emozioni degli interpreti. A teatro tutto questo si perde. Lo spazio sembra enorme e i personaggi sono piccoli, i loro drammi, come i loro giochi si disciolgono nei diversi cambi di scena, nella necessità di sviluppare la trama.
Manca lo spirito spagnolo di Almodòvar. Il mélo che si mescola al grottesco, la stravaganza del mondo gay e la solidarietà tra gli esseri umani, la comprensione che si viene a creare tra di loro. Il mondo di Almodòvar è fortemente radicato in Spagna, ha i colori, gli eccessi, l’umanità di quel Paese, come tante opere di illustri registi italiani.
Lo spettacolo “Tutto su mia madre” in versione italiana calca la mano sul dramma e meno sul colore, anche perché Eva Robin’s che interpreta Agrado, il personaggio che stempera i toni drammatici della storia, ne dà un’interpretazione un po’ macchiettista, puntando sulla sua volgarità, sulla sua attrattiva sugli uomini, sui suoi eccessi isterici e volubili, tralasciando quel lato materno così originale e accattivante del personaggio del film spagnolo.
Cosa resta? Una rappresentazione scenica minimalista che contraddice l’esuberanza delle storie di Almodòvar, degli attori professionali ma che non sentono fino in fondo quel dramma unito ad una simpatica follia che rende unici gli attori del regista spagnolo. Uno spettacolo a metà.
[deborah ferrucci]