Toni Servillo legge Napoli


Anno
2012

Genere
reading

In scena
fino al 26 febbraio
Teatro Argentina | Roma

Autore
Salvatore di Giacomo, Eduardo de Filippo, Ferdinando Russo, Raffaele Viviani, Mimmo Borrelli, Enzo Moscato
Interpreti
Tony Servillo
Produzione
Teatri Uniti

 

“Furesta, scurnosa e annura”. È la lingua napoletana in scena all'Argentina e la chiosa della poesia “Cose sta lengua sperduta” di Michele Sovente, presente nello spettacolo "Toni Servillo legge Napoli".

Lingua violenta nelle invettive e pudica nel rapporto con il Cielo; ma soprattutto nuda, come rimane durante tutta la durata dello spettacolo. Sul palco solo l’attore e un leggio, in una dirompente scenografia verbale fatta di luce fredda e fondale blu, su cui risplendono le tante voci a cui si dà vita, attraverso sapienti variazioni di tono, modulate a seconda dei personaggi. Come un musicista userebbe degli spartiti, Servillo interpreta i testi della letteratura napoletana, dai classici Salvatore Di Giacomo e Eduardo De Filippo fino ai contemporanei Mimmo Borrelli e Enzo Moscato, per raccontare il rapporto dei napoletani con l’aldilà, con Dio e con i santi. Una sorta di viaggio dantesco al contrario, che dal paradiso conduce giù fino all’inferno. Ne risulta un caleidoscopico affresco di un popolo che si interroga sul proprio destino e chiede conto, con veemenza, delle ingiustizie e della miseria. Il tutto avvolto da una dimensione tragicamente ironica, dove spicca l'intuizione, un po’ amara e un po’ gradassa che tutto, in fondo, non sia che una “fregatura”.

Il dialogo con la morte e con i defunti è ininterrotto e Servillo gli dà ragione attraverso l’infinito ventaglio di registri stilistici ed espressivi forniti dalla letteratura napoletana, che modifica assieme alla sua lingua, per raccontare il cambiare dei tempi.

Per un’ora e mezza si rimane imbrigliati nella musicalità della parola, innalzata a unica vera protagonista dello spettacolo (pur nell’oggettiva difficoltà di comprensione). Proprio come nella “sciaveca” di Borrelli, la rete a strascico che lungo la costa ai piedi del Vesuvio raccoglie anche melma e fanghiglia. E una volta catturati non ci si può che abbandonare - paghi -, all’incredibile bravura dell'interprete. Lasciandosi trascinare tra le strade di Napoli.
[francesca romana buffetti]