Shakespea Re Di Napoli
Autore: Ruggero Cappuccio
Regia: Ruggero Cappuccio
Scene: Costumi: Carlo Poggioli
Musica: Paolo Vivaldi Luci: Michele Vittoriano
Compagnia: Teatro Segreto
Interpreti: Lello Arena, Claudio Di Palma
Anno di produzione: Genere: commedia
In scena: fino al 10 maggio 2008, Teatro Valle, Roma, tel. 06/68803794

In scena al Teatro Valle c’è il testo più conosciuto e premiato (il Biglietto d’oro AGIS (1994), il Premio Fondi La Pastora (1994), il Premio Speciale per la Drammaturgia Europea (1994), l’Istituto Internazionale del Teatro e del Piccolo Teatro di Milano (1995), il Premio Media Sviluppo e Sostegno all’industria cinematografica europea (2000), il più recente Premio Opera Imaie (2007)), scritto da Ruggero Cappuccio. Siamo a Carnevale, nel castello del Viceré di Napoli, che si popola di presenze insolite e suoni evocativi: si tratta dei segni della sfida impietosa tra l’autore, il genio, la bellezza e la morte conclusiva. Questi i temi trattati in un dialogo serrato (amplificato dall’utilizzo del dialetto napoletano) tra i due protagonisti Desiderio (Claudio Palma) e Zoroastro (Lello Arena).
Cappuccio si domanda se esista una relazione tra il misterioso personaggio che ispirò i Sonetti di Shakespeare ed la Napoli del periodo Barocco. Ne emerge una storia lontana, il racconto fantastico verso la ricerca del riferimento esatto per il celebre e misterioso W.H. al quale Shakespeare dedica i suoi centocinquantaquattro Sonetts. Un ritorno-apparizione dello stesso Poeta, che a Napoli incontra un giovane guitto napoletano: si confrontano due poetiche, ma anche due città – Napoli e Londra – che si mescolano al rapporto tra il realista Zoroastro e il poetico Desiderio. La loro differenza è evidente, come le opposte esperienze: l’uno ha vissuto alla corte di Shakespeare, l’altro è il povero reietto che ha dovuto inventarsi una sopravvivenza, in attesa del ritorno del Poeta. “Il senso del suono diventa il suono dei sensi – dichiara Lello Arena –. Mi sono calato ed in quel gorgo di passioni incandescenti, senza che la mia comicità alterasse minimamente gli equilibri malinconici e dolenti del personaggio. Diciamo che volevo vedere se riuscivo a “guastare” uno spettacolo tanto perfetto che ha sempre raccolto il favore del pubblico”.
La messinscena, essenziale, per tutta la durata dello spettacolo è dominata dai due protagonisti, a parte l’evocazione del mondo shakesperiano prodotto da attori marionette. La regia è di Cappuccio stesso: è un teatro di parola, dove si incontrano vernacolo evocativo e musicale e i toni echeggianti nelle atmosfere di Shakespeare, a cui fa da collante la tradizione napoletana barocca.
[valentina venturi]