Il ritorno



Anno
2011

Genere
drammatico

In scena
in turnè

Autore
Sergio Pierattini
Adattamento/Traduzione
Veronica Cruciani
Regia
Veronica Cruciani
Scene
Barbara Bessi
Costumi
Barbara Bessi
Luci
Gianni Staropoli
Musica
Paolo Coletta
Interpreti
Milvia Marigliano,
Renato Sarti,
Arianna Scommegna,
Alex Cendron
Produzione
Teatro Donizetti di Bergamo

 

Quanto può essere unita una famiglia? Quanto può sopportare? Cos’è, alla fine, una famiglia? Nella provincia bergamasca una figlia ritorna a casa. La sua famiglia la accoglie e subito si comprende che è stata via a lungo. Il perché del ritorno lo si scopre gradualmente: tassello dopo tassello si costruisce la vita di questo microcosmo, che è anche specchio di una società e di una provincia dedita al lavoro. Un padre (Renato Sarti), una madre (Milvia Marigliano) e due figli (Alex Cendron e Arianna Scommegna): quattro persone sole, piegate dai dolori di una vita difficile e ingiusta.

Il ritorno della figlia dovrebbe essere un momento di gioia, invece riapre vecchi rancori mai sopiti. Il freddo dell’inverno è quello delle loro anime: anche se sono passati molti anni, niente è cambiato. La madre è una donna ansiosa, incapace di perdonare al marito di essere stato la causa della deriva della figlia e impossibilitata ad avere un rapporto sereno con il figlio. Il padre, ex operaio comunista, poi dirigente di un’impresa immobiliare che vive di caporalato, è l’unico ad essere cambiato: è assente, perseguitato dai fantasmi del passato, parla da solo e l’unico sfogo è di notte, quando spiega ai vivi e ai morti le proprie ragioni. La figlia ritrova una casa senza amore, dissidi interni mai risolti anzi esacerbati dalla tragedia che, per causa sua, si è abbattuta sulla famiglia.

Il ritorno” di Sergio Pierattini è un testo forte che la regista Veronica Cruciani sposa completamente. Uno dei rari casi di completa aderenza tra parola scritta e scelta visiva. Pochi gli elementi messi sulla scena: qualche sedia per accogliere i dialoghi dei protagonisti che si alternano svelando pensieri e pezzi di storia e due muri della casa a segnare il perimetro di una stanza che è di volta in volta cucina, soggiorno, camera da letto. Ai margini della scena una panchina sulla quale, in penombra, siedono gli attori non coinvolti in prima persona. Uno spaccato di vita di provincia che a tratti assume toni tragicomici.

La profondità dello spettacolo si poggia sulla bravura di tutti gli attori che plasmano il testo sulle proprie peculiarità e che, con poche e semplici scelte registiche, rendono viva e reale la scena. La parola è esaltata e il testo è il protagonista. [patrizia vitrugno]