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RITA! RITA!
Autore: Willy Russell
Traduzione e addattamento: Massimiliano Zeuli
Regia: Massimiliano Zeuli
Interpreti: Mimmo La Rana, Filomena Bellusci
Anno di produzione: 2006 Genere: commedia
In scena: ROMA Teatro Colosseo dal 9 al 21 gennaio 2007
Willy Russell drammaturgo inglese nato nel 1947, è autore di due lavori molto fortunati sull’emancipazione delle donne nella working class provinciale. Emancipazione che passa attraverso l’istruzione come in Rita si educa (Educating Rita, 1980) o la fuga da un marito opprimente come in Shirley Valentine (1986).
“Educating Rita” dopo essere stato rappresentato con enorme successo dalla Royal Shakespeare Company nel 1980 tanto da aggiudicarsi il premio per la miglior commedia dell’anno dalla Society of West End Theatre, nel 1983 divenne un film con Michael Caine e Julie Walters intitolato Rita! Rita! Rita! ottenendo ben tre nominations agli Oscar e vincendo due Golden Globe per i migliori attori protagonisti.
Ora approda per la prima volta in Italia al Teatro Colosseo di Roma dal 9 al 21 gennaio con il titolo Rita! Rita! Per la regia di Massimiliano Zeuli. Rita è una giovane parrucchiera, sposata ad un uomo ignorante e violento che per emanciparsi da una vita che si prospetta grigia e senza prospettive, decide di iscriversi a dei corsi universitari sotto l’ala protettrice del burbero, cinico ed ubriacone professor Frank Bryant. Come ne “Il Pigmalione” di Shaw, a cui Russell si è ispirato traendo tematiche che poi elabora in chiave moderna, il rapporto professore – allieva parte calibrandosi su determinate dipendenze che con il passare del tempo vengono lentamente ribaltate, sino a quando la debolezza di un personaggio non diviene fierezza trasformando la fierezza del secondo in debolezza e commiserazione.
Un gioco di potere, dove la cultura è solo una leva, la più evidente che nasconde sottigliezze psicologiche e caratteriali accennate nel testo in modo che lo spettatore possa di suo completarle, riempirle.
La messa in scena, costruita su quadri intervallati da sonorità dell’epoca – siamo nel pieno degli Anni Ottanta –, si trascina in maniera lenta e sin troppo ripetitiva. Ogni sequenza è costruita in maniera meccanica e senza l’elemento sorpresa che invece dovrebbe caratterizzare il tutto.
I personaggi resi con interpretazioni un po’ troppo monocorde dai due interpreti Mimmo La Rana e Filomena Bellusci non aiutano ad innamorarsi dei personaggi ed a condividere insieme a loro la lenta caduta verso il basso dell’uno e l’ascesa verso uno status di maggior consapevolezza ed indipendenza dell’altra. Nel complesso più ombre che luci.
[fabio melandri]