Ricette per unioni felici… o quasi


Anno
2013

Genere
commedia

In scena
fino al 17 marzo al Teatro Casa delle Culture di Roma

Autore
Achille Campanile,
Anton Cechov
Adattamento/Traduzione
Luisa Maneri
Regia
Patrick Rossi Gastaldi
Luci
Massimo Polo
Interpreti
Paolo Graziosi,
Elisabetta Arosio,
Barbara Guerra,
Roberto Ziviani
Produzione
Stanza 236

 

Cosa succede quando una coppia senza esperienza teatrale ne coinvolge un’altra, che millanta inarrivabili competenze, nella messa in scena di uno spettacolo per beneficenza? Se la vicenda viene raccontata attraverso un collage di testi firmati da Achille Campanile (1899-1977) e Anton Cechov (1860-1904) l’effetto può risultare gradevole, a tratti divertente, indipendentemente dalla tenuta, talvolta precaria, dell’insieme testuale.

Benestanti ma non sempre in sintonia, i coniugi Paolo (Roberto Ziviani) e Teresa (Elisabetta Arosio) si sono trasferiti in una cittadina di provincia. Con tutta l’ingenuità dei neofiti, vogliono mettere a punto una pièce teatrale il cui ricavato sarà devoluto ad un improbabile ente benefico; si illudono di conferire valore aggiunto all’opera chiedendo consigli ad una coppia formata da uno sgangherato mago della comunicazione scientifica (Paolo Graziosi) e dalla sua acida consorte (Barbara Chiesa). Tra divagazioni degne di Diderot, mal di denti veri o presunti, caotiche prove su testi di Cechov, i quattro finiscono per rinviare l’appuntamento con la rappresentazione, in un saluto dolceamaro che tuttavia non stona con l’effetto grottesco ottenuto fino a quel momento. Se l’impianto testuale spesso si tiene insieme con indubbia fatica, l’interpretazione di Graziosi decisamente in forma riscatta lo spettacolo dai momenti di implicita debolezza. Attore utilizzato da Marco Bellocchio, Franco Zeffirelli, Francesco Rosi, Giuseppe Patroni Griffi, Luigi Comencini e Paolo Sorrentino (per il quale ha vestito i panni di Aldo Moro ne “Il divo”), Graziosi mette a disposizione la sua fisicità per costruire un personaggio tragicomico, bizzarro e ripugnante che, fin dall’ingresso in scena, si configura come vero centro nevralgico della vicenda. Gli attori danno il meglio soprattutto quando, tra mille difficoltà, ostacoli e interruzioni, provano Cechov in una spassosa parodia.

La regia di Patrick Rossi Gastaldi riesce a conferire agli elementi scenici quel senso di unità che l’adattamento di Luisa Maneri non raggiunge; probabilmente una scenografia meno essenziale avrebbe reso maggior giustizia allo spettacolo. Discreto l’utilizzo dosato delle luci, mentre talvolta le musiche finiscono per apparire come elemento esclusivamente accessorio. Il ricavato delle rappresentazioni viene devoluto in beneficenza alla Onlus “Lega del filo d’oro”. [valerio refat]