Le pulle
Autore: Emma Dante Traduzione:
Regia: Emma Dante
Scene: Emma Dante, Carmine Maringola Costumi: Emma Dante
Musica: Gianluca Porcu, alias Lu Luci: Cristian Zucaro
Produzione: Mercadante Teatro Stabile di Napoli, Théâtre du Rond-Point, Paris Théâtre National de la Communaté Française, Bruxelles
Interpreti: Manuela Lo Sicco, Clio Gaudenzi, Elena Borgogni, Emma Dante, Ersilia Lombardo, Sandro Maria Campagna, Sabino Civilleri, Antonio Puccia, Carmine Maringola
Anno di produzione: 2009 Genere: dramma
In scena: fino al 24 gennaio, Teatro Valle di Roma

Chi sono le pulle? Sono 5 puttane (pulle in palermitano), nella fattispecie quattro travestiti e un trans che attraverso l’intervento “salvifico” di tre fatine raccontano in dialetto il loro mondo, fatto di paura, vergogna, umiliazione e segreti familiari. In un bordello dalle tende di damasco si contemplano madonne a tinte accese vestite di strass, piume di struzzo, pizzi, lustrini e guepiere?
Rosy, Sara, Ata, Moira e Stellina si addormentano beate e in sogno ricevono la grazia da tre protettrici: la fata danzante, la fata cantante e la fata parlante. Attraverso un processo di metempsicosi, e sotto la guida della levatrice delle fate Mab (Emma Dante, che canta e coinvolge lo spettatore), le tre trasferiscono nelle Pulle la loro anima femminile, incarnandosi in un ibrido a metà tra i due sessi. Da questo momento l’operetta morale “Le pulle” diventa un racconto popolare, fatto di canzoni, monologhi, dialoghi quotidiani davanti ai trucchi, sogni di nozze, disturbi alimentari, violenze casalinghe e disfunzioni fisiche. Ricco di travestimenti, trucchi, parrucche, coreografie da avanspettacolo, lo spettacolo è anche un percorso antropologico, iconografico, mitico, nella natura e nell'immagine del trans, del femminiello, dell'ermafrodito, dei mille modi in cui chiamiamo questo essere che continua ancora a sfuggirci, uomo che diventa donna, donna che si fa uomo.
La maestria che ancora una volta la regista siciliana porta in scena, risiede nella semplicità della narrazione che si miscela senza sbavature o intoppi nella fantasmagoria delle scene semplici ma travolgenti, dei costumi e dei corpi degli attori, che si plasmano sui suoni e sulle parole espresse. La compagnia Sud Costa Occidentale, i “suoi ragazzi” (difficile se non impossibile riuscire a scegliere il migliore), prosegue il cammino sperimentale e di ricerca. Ad ogni cambio di quadro (non di scena, si badi bene), inizia una nuova liturgia teatrale.
Come dice la regista: “Il teatro per me non è un intrattenimento, è qualcosa di mostruoso che mi invade e mi investe con tutta la sua forza”. L’augurio che è la mostruosità continui. [valentina venturi]