Prenditi cura di me
Autore: Giampiero Rappa Traduzione:
Regia: Giampiero Rappa
Scene: Barbara Bessi Costumi: Barbara Bessi
Luci: Gianluca Cappelletti Musica: Massimo Cordovani
Produzione: Fattore K e Compagnia Gloriababbi Teatro
Interpreti: Valentina Chico, Andrea Di Casa, Filippo Dini, Gualtiero Burzi, Ilaria Pardini, Sergio Grossini, Giampiero Rappa, Gisella Szaniszlò
Anno di produzione: 2010 Genere: drammatico
In scena: Fino al 28 novembre al Teatro Piccolo Eliseo Patroni Griffi di roma

Prenditi cura di me” è una sottile preghiera. Una velata richiesta di aiuto che il dottor Maggi non ha il coraggio di rivolgere ai suoi pazienti. Forse è tutto qui il suo dramma. Ma cosa manca poi al dottor Franco Maggi? È un famoso e stimato cardiochirurgo, ha una moglie avvenente (un po’ soubrette forse, ma tant’è), la stima incondizionata di pazienti e colleghi, è un ligio assessore alla sanità che crede nella “bontà” della politica. Beh però a ben vedere qualcosa non torna. Ci son conti aperti col passato ancora lungi dall’esser risolti, c’è un’insicurezza di fondo, una solitudine nascosta tra le pieghe di una vita all’apparenza perfetta.

Ma chi è, dunque, Franco Maggi? È un superlativo Filippo Dini, sempre più bravo, perfezionista come il suo doppio e allo stesso tempo naturalmente umano. Intorno a lui una moglie depressa e insicura, la perennemente stanca Valentina Chico che riesce a incarnare l’essenza del vuoto di una donna incapace di vivere; poi un manager, Andrea di Casa, col sorriso di plastica, di quelli che quando li guardi negli occhi ti specchi nel bagliore di un bigliettone verde. E poi un amico col vizio delle donne, ma in crisi perché la moglie lo ha lasciato (Giualtiero Burzi), una giornalista (Ilaria Pardini) alle prime armi ma con le giuste domande e l’amico, ma forse anche un po’ nemico (lo stesso autore/regista Giampiero Rappa), che crede/spera di scappar via con la di lui moglie. Nel già affollato quadretto di una rinomata clinica si incrociano anche le storie dei pazienti: una su tutte quella di una ragazzina (Gisella Szaniszlò) che farà precipitare il cardiochirurgo talmente tanto in basso da poterne risalire solo, alla fine di tutto, con la soluzione tra le mani. Semplice, evidente, lapalissiana.

Giampiero Rappa è bravo: bravo come attore, bravo come regista, bravo come autore. Il risultato non poteva che essere all’altezza dei tre requisiti sopra menzionati. Lo spettacolo è un insieme sapientemente calibrato, un mix di tragedia e commedia, la rappresentazione, purtroppo, della nostra realtà. Tragicomicamente attuale.
[patrizia vitrugno]