Piazza d'Italia
Autore: Antonio Tabucchi Drammaturgia: Maria Maglietta
Regia: Marco Baliani
Scene: Carlo Sala Costumi: Carlo Sala
Luci: Musica: Mirto Baliani
Produzione: Teatro di Roma
Interpreti: Patrizia Bollini, Daria Deflorian, Gabriele Duma, Simone Faloppa, Renata Mezenov Sa, Mariano Nieddu, Alessio Piazza, Naike Anna Silipo, Alexandre Vella
Anno di produzione: 2010 Genere: drammatico
In scena: in turnè

Al teatro India e' in scena lo spettacolo "Piazza d'Italia", tratto dall'omonimo romanzo di Antonio Tabucchi, per la regia di Marco Baliani. La storia di una famiglia italiana attraverso tre generazioni (dallo sbarco dei mille agli anni '60, alle prime lotte operaie e contestazioni), racconta il difficile percorso che portò all'unità d'Italia e quello che avvenne anche dopo Roma capitale per l'emancipazione dei diritti delle fasce più deboli.

Lo spettacolo di Baliani è ben costruito, con un cast di attori che si alterna in diversi personaggi in modo eccellente: un lavoro corale e sul racconto difficile da trovare in altri allestimenti italiani. L'attore stesso precisa nelle note di regia che ha mirato ad esaltare "la coralità epica della scrittura di Tabucchi". Originale anche la scenografia, un quadrato nero ruotante centrale con due porte che si aprono e chiudono a seconda delle esigenze del racconto. Alla fine il quadrato si trasforma in un teatrino di burattini, per svelare le violenze e i soprusi, nell'epoca dei fascismo sui più deboli. Nove gli attori in scena, ma assai di più i personaggi che interpretano e che segnano, come un passaggio di testimone, la fine di una generazione e l'inizio dell'altra. Ci sono Quarto e Volturno, gemelli figli di Esterina, che ricordano le guerre di indipendenza; poi Garibaldi e Anita, in ricordo dei due grandi eroi che hanno concorso per l'Unità d'Italia e così via fino ad arrivare quasi alla metà degli anni Sessanta.

Nel romanzo di Tabucchi i piccoli/grandi eroi sembrano tendere tutti verso lo stesso destino, morire per la patria e gli ideali di fratellanza e uguaglianza. Uno spettacolo senza intervallo, che tiene viva l'attenzione del pubblico fino alla scena finale, appassionandolo alle vite di Gavure, Don Milvio, Asmara, Volturno, Melchiorre e Angelo zero il mercante pazzo del villaggio. Uomini e donne che hanno animato e ricostruito, attraverso le loro parole, i ricordi di un paese che forse non c'è più. La morte arriva quasi sempre inaspettata, simbolicamente rappresentata da un misero carretto che cigolando porta via il corpo e forse l'anima del protagonista della storia.

Interessante e convincente l'adattamento drammaturgico di Maria Maglietta, che ha esaltato in modo misurato anche la parte poetica e visionaria del romanzo; appropriate le scelte dei costumi che richiamano a tratti i quadri dei grandi pittori di fine Ottocento; altrettanto alcune scene, come quella della rivolta del grano, ben citano il "Quarto stato" di Pelizza da Volpedo. Baliani, insomma, non delude e conferma il lungo percorso iniziato più di trent'anni fa e volto allo studio della forma/racconto e al misurato ed equilibrato coinvolgimento del pubblico.
[annalisa picconi]