Paradiso (Trilogia Divina Commedia)


Anno
2012

Genere
danza

In scena
fino al 22 aprile
Teatro Olimpico | Roma

Autore
Emiliano Pellisari
Regia
Emiliano Pellisari
Scene
Luca Berettoni,
Flavio Monti
Coreografie
Emiliano Pellisari,
Mariana Porceddu
Costumi
Nora Bujdoso
Luci
Riccardo Gargiulo, Corrado Mura
Musica
Elettronica Advangarde, Classica Contemporanea
Interpreti
Marana Porceddu,
Patrizio Di Diodato,
Chiara Verdecchia,
Valeria Carassa,
Maria Chiara Di Niccola,
Carim Di Castro
Produzione
Emiliano Pellisari Studio, Teatro Mascagni, Filarmonica Romana

 

La domanda ricorrente all'uscita dalla prima de “Paradiso” è: “Come hanno fatto?”. Come fanno i danzatori-atleti a fluttuare sul palco e a dare forma e colore alla fantasia con cui Emiliano Pellisari ha rielaborato il Paradiso di Dante?

Come hanno fatto lo stesso Pellisari e Mariana Porceddu a concepire e realizzare coreografie giocate tutte sulla verticalità, sui corpi che fluttuavano come in fondo al mare o lassù nello spazio in mancanza di gravità. Come sono riusciti a comporre figure che sembravano pensate dal grande coreografo americano Busby Berkley nella Hollywood degli Anni Trenta? Allora come oggi il corpo di ballo concepisce figure, crea e si confonde con le quinte sceniche dando origine a quadri viventi ispirati a famose tele della pittura moderna e contemporanea come “L'angelo” di Dalì formato dai corpi meravigliosi dei danzatori. Forme geometriche di colori primari che compongono sotto i nostri occhi come in un quadro di Mondrian; la compresenza di oggetti e corpi che ribaltano ogni logica e prospettiva, come in una pittura di Magritte.

Quadri, momenti, istanti da vivere in maniera istintiva, abbandonando ogni logica e lasciandosi trasportare dalle emozioni della visione, dei suoni elettronici che fanno da colonna sonora alla performance, dalla plasticità dei movimenti singoli e correlati dei sei danzatori/ginnasti.

Una macchina scenica che ruba l'attenzione, cattura la curiosità, stupisce e meraviglia senza soluzione di continuità, mettendosi al servizio dell'idea estetica del suo realizzatore per il quale l'unico limite oggi è la fantasia.
[fabio melandri]