Oedipus on the top
Autore: Sofocle Drammaturgia: Michela Mancini
Regia: Duccio Camerini
Scene: Alice Pizzinato, Leonardo Vacca Costumi: Roberta Orlando, Livia Fulvio
Luci: Giuseppe Falcone Musica: Fabrizio Sciannameo
Compagnia: -------------------- Produzione: La Fabbrica dell’Attore, La Casa dei Racconti
Interpreti: Marta Iacopini, Cristina Pedetta, Salvo Lombardo, Simone Tessa, Duccio Camerini, Fabio Frattasi, Arcangelo Iannace
Anno di produzione: 2008 Genere: drammatico

In scena: fino al al 17 febbraio 2010 al Teatro Vascello di Roma

Il noto dramma di Edipo, narrato anche dal grande Sofocle, è lo spunto per dar vita ad una rivisitazione della celebre storia. Oedipus on the top è il titolo dello spettacolo in scena al teatro Vascello. Il lavoro è animato da musica dal vivo, rock per la precisione, suonato da due bravi musicisti e dalle immagini create dagli attori. Poche sono le parole, (sporadicamente emergono come urli soffocati), anzi nella presentazione lo stesso Camerini, che interpreta il ruolo del padre, (Laio re di Tebe), parla di “racconto a bocca chiusa”. Uno spettacolo muto per ricreare un intreccio conosciuto da secoli, per raccontare di nuovo una storia già sentita, filtrata, e sfruttata da tanti, compreso il grande Freud. Camerini immagina una Tebe ancestrale e primitiva, il re e la regina sembrano degli accattoni che vivono alla giornata, i rapporti delineati tra i personaggi sono netti, come quello servo/padrone; il servo, (pastore del mito), rappresenterà la chiave finale di scioglimento dell’enigma edipico. Edipo deriva dal greco e nel suo significato letterale va tradotto con “uomo dai piedi gonfi”, infatti il piccolo, poco più che neonato, era stato esposto alle intemperie, a causa di un tremendo vaticinio fatto a Laio: appeso per i piedi, forati all’altezza della caviglia, come si faceva con i capretti, per farlo morire dissanguato. La pietà del pastore al quale era stato affidato per essere ucciso e di una coppia senza figli, (Polibio e Periebea sovrani di Corinto), lo aveva salvato. Camerini in un interessane spostamento dall’asse centrale del plot mitico, evidenzia la doppia natura e nascita di Edipo, qui identificato come elemento archetipico, il figlio, e la dualità che è in lui fin dall’origine, e trasforma Polibio e Peribea in una coppia borghese sterile, (in netto contrasto con la precedente coppia di poveri Giocasta/Laio), che all’arrivo di Edipo spezza la monotonia di una vita a due, animata solo da impulsi sessuali che sfociano talvolta in passionali tanghi. Il sangue, la sua origine, richiama il figlio verso il suo destino inevitabile. I quadri si susseguono freneticamente, belle ed emozionanti le scene di Tiresia qui divenuto il Mago, che come in un flash-foward rappresenta il momento dell’accecamento di Edipo e quella dell’effettiva perdita della vista: un gioco tra il mago e il figlio che arrampicandosi su una struttura di tubi innocenti si divertono a staccare direttamente le prese dei proiettori che illuminano la scena. Originale l’utilizzo simbolico di alcuni elementi scenografici e oggetti, come il lenzuolo che prima segna la nascita del figlio, poi il rapimento e il sangue delle caviglie forate, si trasforma in manto e infine diviene il lenzuolo del talamo nuziale dove si consumerà l’incesto tra madre e figlio.
Essenziali e appropriate le luci e le musiche. [annalisa picconi]