La notte dell'angelo
Autore: Furio Bordon Traduzione:
Regia: Furio Bordon
Scene: Alessandro Chiti Costumi: Alessandro Chiti
Marionettista: Massimo Gambarutti Luci: Nino Napoletano
Compagnia: Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia Produzione: Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia
Interpreti: Massimo de Francovich, Daniela Giovannetti
Anno di produzione: 2009 Genere: drammatico
In scena: fino al 15 Novembre 2009 al Teatro Eliseo di Roma. PRIMA NAZIONALE

La notte dell’angelo ha tre protagonisti: Anna, una donna intransigente ed intelligente, che svolge la professione di psicologa. Il padre di lei e un ragazzo di 18 anni, affidatole in cura, che le farà ricordare la sua infanzia. Le rivelazioni del giovane condurranno padre e figlia ad un dolente, intenso e definitivo confronto.
Lo spettacolo prodotto dal teatro stabile del Friuli Venezia Giulia ha debuttato al Teatro Eliseo di Roma in prima nazionale. Il testo di Furio Bordon già autore delle Ultime lune (ultimo lavoro interpretato magistralmente da Marcello Mastroianni e riproposto recentemente da un altrettanto bravo Gianrico Tedeschi a Roma), completa la scelta di affrontare delicate tematiche al limite, che riguardano le età dell’infanzia e della vecchiaia. L’opera, che inizia con un dialogo tra il padre di Anna, famoso attore di teatro e la figlia, si dipana tra sogno e realtà, toccando punti di grande intensità drammatica. La scelta di rappresentare la figura del bambino sofferente con una marionetta stempera la crudezza che sarebbe stata resa dall’interpretazione di un bambino in carne ed ossa; allo stesso tempo, trasforma e sublima il dolore e la malinconia in un puro gesto poetico. Non a caso la marionetta è un Pierrot. Si parla di incesto, maltrattamento, abuso e di suicidio con una misura e una tensione drammatica che non scadono mai nell’autocommiserazione o nel pietismo. Interessante anche la regia di Bordon, che fino all’ultimo lascia lo spettatore con il dubbio che quello di Anna sia solo un incubo, frutto di una notte passata tra l’ansia e l’affanno.
Belle le scene di Alessandro Chiti che offrono al pubblico la prospettiva del palcoscenico, visto però dalla parte dell’attore, in un gioco di ruoli tra protagonista e spettatore, che si confonde sempre di più, ampliando la tematica del doppio e del teatro nel teatro come in un alternarsi di specchi che si riflettono. Apprezzabili anche le luci, misurate e soffuse, che scandiscono bene i vari momenti, compreso quello dell’entrata in scena della marionetta
.
[annalisa picconi]