Niente progetti per il futuro


Anno
2012

Genere
commedia

In scena
fino al 19 febbraio
Teatro Quirino | Roma

Autore
Francesco Brandi
Regia
Francesco Brandi
Scene
Nicolas Bovey
Costumi
Nicolas Bovey
Luci
Christian Zucaro
Musica
Cesare Picco
Interpreti
Giobbe Covatta
Enzo Iacchetti
Produzione
La Contemporanea , Mismaonda

 

Fino a quando gli attori televisivi non capiranno che il teatro adotta ed usa un linguaggio diverso da quello a loro abituale, finchè non si spoglieranno delle ingombranti maschere per calarsi e donare spessore a personaggi diversi, continueremo a vedere spettacoli televisivi a teatro come "Niente progetti per il futuro", con Giobbe Covatta ed Enzo Jacchetti

Ivan (Covatta) è un garagista, uomo semplice, di bassa estrazione sociale, con un'insopprimibile curiosità che alimenta le sue velleità speculative e filosofiche del paradosso (ovviamente). E proprio certe speculazioni vittimistiche lo hanno portato a concludere che il modo più consono di reagire al tradimento della fidanzata, sia levarsi la vita.

Tobia (Jacchetti) è un vip della TV; colto, ironico, egoista, egocentrico. Concentrato sullo share di gradimento, sceso sotto il 3% dopo essersi messo contro un importante manager della televisione ed appena sposatosi con una starlette del piccolo schermo, è sull'orlo del baratro. Non solo metaforicamente, ma fisicamente: è pronto a lanciarsi da un ponte pedonale di un'anonima grande città italiana per porre fine al supplizio. Ed è qui che incontra l'altro suicida, Ivan, con cui intraprende un duello verbale tragicomico.

Scritto da Francesco Brandi, la commedia tocca tanti, troppi argomenti per approfondirne alcuno, rimanendo in superficie invece di scavare, puntando sulla facile risata piuttosto che una rigorosità sociologica intorno al tema del fallimento delle umane aspettative.

I due cabarettisti, poi, puntano più sulla riproposta del loro repertorio di successo piuttosto che offrire una recitazione emozionale diversa; la maschera prevale sul personaggio, la risata fine a se stessa alla riflessione (che non deve per forza essere musona, intendiamoci), la noia sul divertimento. Uno spettacolo che alla fine del primo atto aveva già detto tutto. [fabio melandri]