My background
Autore: Alessandro Fea
Regia: Marcello Cotugno
Scene: Veronica Rosafio Costumi: Veronica Rosafio
Musica: Marcello Cotugno Luci:
Compagnia: Compagnia teatrale Sofis
Interpreti: Cloris Brosca, Alfonso Postiglione, Luca Romani, Bianca Nappi, Silvia Santarelli
Anno di produzione: 2009 Genere: drammatico
In scena: fino al 22 febbraio 2009 al Teatro Nuovo Colosseo| Via Capo d'Africa 29/a – Roma

Dopo il successo del 2008 di XY- REDUX, Alessandro Fea e Marcello Cotugno si trovano di nuovo insieme nello spettacolo My backgruound al teatro Nuovo Colosseo. Uno lavoro che ripropone gli anni Ottanta in tutta la loro essenza più viscerale. Il luogo del dramma è un locale (diremmo club se fossimo a Londra, capitale più volte citata nel testo e protagonista di quell’epoca), probabilmente della periferia romana, animato da punk metallari e dark ladies, che si avvicendano nelle nottate senza fine di chi passa la vita tra una tirata di coca, uno spinello e un po’ di musica spacca orecchie.
La regia di Cotugno con pochi elementi descrive bene gli stati d’animo e le sensazioni vissute in quegli anni creando, grazie all’utilizzo di un velatino scuro, piccoli siparietti nella parte anteriore del palcoscenico che, a volte, fondono il ricordo fissato nella memoria del protagonista Andy, con l’immagine onirica e surreale generata da una notte di “sballo” alla cocaina. Curiosa, la tecnica registica del doppio flash-back: propone a tratti la ripetizione della stessa scena creando un effetto di straniamento , come per riprodurre lo sconvolgimento sensoriale dovuto all’assunzione di droghe o per dimostrare che nelle vite come quelle di Serena, Ludovico, Andy e Beatrice le scene si ripetono, all’infinito, come se si stesse recitando sempre lo stesso copione.
La colonna sonora, scelta sapientemente, ci riporta in pochi attimi, alle atmosfere vissute nei locali pieni di fumo, sesso e dissociazione. La paranoia, altra parola che ricorre nel testo, diviene uno spauracchio del quale gli stessi protagonisti non temono quasi più l’effetto nefasto, tanto sono assuefatti al loro “male di vivere”. Il testo di Fea è diretto, crudo, a volte sfiora il grottesco, come grottesche e quasi circensi sono alcune caricature attoriali. Il finale ricorda un circo, all’interno del quale i poveri acrobati si agitano senza riuscire a gestire la propria arte e i propri strumenti. Sono le vite che sfuggono, troppo brevi per essere vissute, falciate a quarant’anni dai vizi, dalla disperazione o dalla paranoia. Una parte di generazione, quella degli anni Ottanta, che non è arrivata all’età della ragione e della maturità ma si è persa lungo la strada. Così anche Andy, abbandonato fin da piccolo e sbattuto da un orfanotrofio all’altro cerca se stesso e non solo… Un thriller con finale a sorpresa. Interessanti le prove d’attore di Cloris Brosca (Serena) e del poliedrico ed energico Alfredo Postiglione (Andy).
[annalisa picconi]