Il mistero buffo di Dario Fo (nell'umile versione pop)
Autore: Paolo Rossi Traduzione:
Regia: Carolina De La Calle Casanova
Scene: Costumi:
Luci: Musica: Emanuele Dell'Aquila
Produzione: La Corte Ospitale, Compagnia del Teatro Popolare, Fondazione Giorgio Gaber

Interpreti: Paolo Rossi, Emanuele Dell'Aquila, Lucia Vasini

Anno di produzione: 2010 Genere: commedia
In scena: fino al 20 marzo 2011 al Teatro Vittoria di Roma

Un “Mistero buffo” attuale. Se con l'autore e premio Nobel Dario Fo si parlava degli anni Settanta e dei movimenti culturali annessi a quella fase storica, nella sua personale versione Pop, Paolo Rossi inserisce nelle Bibbie dei Villani e nelle affabulazioni la contemporaneità italiana. L'assunto su cui far ruotare l'intera vicenda è: “Cosa accadrebbe se Gesù tornasse sulla Terra ai giorni d'oggi?”. Questo significa che sul palcoscenico (dove è costruito un mini palco pronto al trasporto qualora Rossi non dovesse più averne a disposizione uno al coperto!), c'è un manichino ammanettato che al bisogno si trasforma in migrante. Spesso e volentieri anche nella spiegazione testuale, prima dell'interpretazione in grammelot, fioriscono riferimenti al Premier che, a detta del protagonista della scena del Vittoria, al momento della dipartita “quanto ci mancherà”. E si susseguono e si alternano riferimenti ad Antigua come a Licia Colò, insinuazioni su Benedetto XVI e battute sul ministro Bondi, riferimenti al caso Ruby e strane teorie sui cammelli che devono necessariamente passare per la cruna dell'ago.

Un Paolo Rossi che entra in scena affiancato dal musicista Emanuele Dell'Aquila (spesso e volentieri funge da spalla). Nelle due ore e più di spettacolo, vengono ripercorse le varie tappe della vita di Gesù, dalla nascita alle 'continue' lacrime della vergine Maria, fino all'ipotetico rapporto con il non-padre Giuseppe.
Un volo d'angelo che offre alla platea, con tocco poetico e a tratti polemico, uno scorcio sulla storia del Cristo e sulla nostra storia. Potente il finale che vede la trasformazione del manichino (spassosa l'immagine dei cinquanta fantocci che su una barca attraversano il lago di Garda diretti a Salò, per vedere che effetto fa agli abitanti), nel simulacro della crocifissione. Toccante per l'intenso ma nel contempo fluido cambio di registro, l'entrata in scena di Lucia Vasini nella Laude in grammelot della Passione di Cristo. Prima si finge svampita; basta poco perché si trasformi in una vergine dolorosa. Uno spettacolo da apprezzare, per scoprire un pezzo di storia di teatro che continua ad essere fresco e appassionante. Il teatro di parola è vivo e vegeto.
[valentina venturi]