Migliore
Autore: Mattia Torre Adattamento:
Regia: Mattia Torre
Scene:
Luci: Luca Barbati Musica: Giuliano Taviani
Produzione:
Interpreti: Valerio Mastandrea
Anno di produzione: 2009 Genere: monologo

In scena: in turnè

Nell’inscindibile dualità dell’animo umano, riconoscere i Mister Hyde mascherati da Dottor Jeckyll non è impresa facile. Tutti hanno un Hyde pronto ad emergere nella lotta tra bene e male che avviene nella coscienza umana. Lo sa bene Valerio Mastandrea che ritorna a teatro con Migliore, intenso e coinvolgente monologo creato da Mattia Torre, per smascherare il lato oscuro che risiede nei meandri dell’animo umano: la parte istintiva, prepotente e violenta che affascina e crea consenso.
Sotto coni di luce ipnotica, un abito e cravatta nera vestono la storia di un uomo miseramente ordinario. Toni controllati, posa immobile, economia di gesti, freddezza emotiva arredano un palcoscenico vuoto su cui si presenta la metamorfosi spietata di Alfredo, un essere tenerissimo per eccessiva bontà e timidezza, che fa parte di un’associazione per la salvaguardia delle sane “cose di una volta” e dove si raccolgono fondi per “salvare i peri del Piemonte”. Alfredo convive con superficiali, ma comunque limitanti, problemi di salute e vive di insuccessi e frustrazioni tra l’indifferenza della famiglia e dogmatiche convinzioni ereditarie. Piccole paure e manie ingiustificate costellano il suo mondo, in cui è costretto a subire ed adattarsi senza opporsi. È l’unico del suo condominio a doversi svegliare all’alba per aprire il portone agli operatori ecologici ed anche i cani sembrano riconoscere in lui un’umanità marginale, inservibile e così avvilita da lavorare per il call-center di una ditta che fornisce servizi esclusivi a ricchi possessori di una carta di credito, per i quali si soddisfano le richieste più impensabili.
Una creatura remissiva, timida, comune, tragicamente normale fino a quando un drammatico e causale incidente, da lui involontariamente provocato, scardina la sua esistenza. Assolto dall’accusa di omicidio è il senso di empietà a pervaderlo nei gesti, nei toni, nell’animo. È il senso di colpa, vertigine di inquietudine e offesa alla sua stessa vita, ad indurirlo nei confronti del mondo esterno. È l’incapacità di comprendere la liberazione da un delitto commesso a trasformare gradualmente il suo comportamento: diventa cattivo. Inaspettatamente la società lo accoglie: cresce nel lavoro e nei rapporti interpersonali, colleziona successi nell’amore, conquista il rispetto dei clienti, dei colleghi, della famiglia e persino dei netturbini. Ora è sempre in piedi ma, spostandosi meccanicamente da un angolo all’altra del palcoscenico con qualche variazione di luce, i toni sono diventati acidi, contratti, fieri. La mimica contenuta e la fluidità comica e bieca delle frasi di marmo (“io non ti uccido, ti traduco”), presentano un Alfredo nuovo dall’orgoglio smisurato, dalla sicurezza massiccia, dal cinismo violento, capace di cattiveria, un uomo ‘migliore’ che vincerà in questo mondo scaltro e senza scrupoli. Allora come potremmo condannare Hyde? La forza della cattiveria attrae la stima, l’attenzione, il rispetto della maggioranza. [alice piano]