Marlene D. The Legend
Autore: Riccardo Castagnari Tarduzione:
Regia: Riccardo Castagnari
Scene: --------------------- Costumi: Stefano Cioncolini
Luci: Stefano Valle Musica: Repertorio di Marlene Dietrich
Produzione: Nsc e Studio 12
Interpreti: Quince e al pianoforte Andrea Calvani
Anno di produzione: 2009 Genere: monologo musicale
In scena: in turnè

Buio. Le note del pianoforte di una musica anni ’40, l’occhio di bue sul mito, la sagoma di una diva avvolta da una vestaglia bianca con collo di pelliccia. Il mito è servito. Lo spettatore sente di essere in un tabarin, nella locanda dell’Angelo Azzurro, vede quei soldati che ascoltando e vedendo Marlene Dietrich, per un attimo dimenticavano le preoccupazioni della guerra e sognavano.
Lo spettacolo “Marlene D.” è un tuffo in atmosfere rarefatte e di sospensione, un abbandono ad una musica piacevole, ad una parentesi di intrattenimento. Marlene non era solo il mito era anche una donna estremamente vitale, così la rappresenta Quince, manager di se stessa, “crucca”, tedesca, che pretende efficienza, pulizia, precisione; che si accende la sigaretta, che non risponde subito al telefono, scherziamo, una diva non può, sono gli altri che insistono; si versa whisky con nonchalance e alza gli occhi al cielo pensando a tutti i mortali che bramano un suo guardo, una sua attenzione; Marlene si burla di tutti quelli che non si scatenano per assecondare i suoi desideri, i suoi capricci. Come una domatrice di un circo, quello dello spettacolo, in cui tutti si affannano per ufficializzarne il mito. Quince è perfettamente a suo agio. All’inizio sembra ancora freddo, poi negli intermezzi tra una canzone e l’altra, in cui cerca la donna nella diva, si scalda, si abbandona al personaggio e si trasfigura. È lei.
Bellissimi i costumi, esatta riproduzione di quelli della diva. Le canzoni sono splendide, l’interpretazione di Quince è intensa e divistica come quella di Marlene, il pianista è bravo, completamente immerso nel rapporto con Marlene/Quince. Lo spettacolo è armonioso, con un’alternanza misurata tra le canzoni più celebri e gli intermezzi divertenti della diva. Un unico appunto, la canzone “Lili Marleen” sarebbe stata più coinvolgente in tedesco, anche se Quince si è ispirato ad una interpretazione inglese della Dietrich.
[deborah ferrucci]