Marlene
Autore: Giuseppe Manfridi Adattamento:
Regia: Maurizio Panici
Scene: Andrea Taddei Costumi: Lucia Mariani
Musica: Luciano Vavolo
Luci: Emiliano Pona
Compagnia: ---------------- Produzione: Argot Produzioni - Associazione Teatrale Pistoiese
Interpreti: Pamela Villoresi, Orso Maria Guerrini, David Sebasti, Silvia Budri, Cristina Sebastianelli
Anno di produzione: 2008 Genere: dramma
In scena: fino al 17 Maggio al Teatro Quirino di Roma

Tre capitoli, tre momenti nella vita di un mito, della diva per antonomasia. Lo spettacolo scritto da Giuseppe Manfridi offre l’occasione di conoscere i modi, la voce e gli atteggiamenti provocatoriamente bisessuali della protagonista de L’angelo azzurro, Marlene Dietrich (un’ottima Pamela Villoresi in un ruolo non facile).
Il primo capitolo è ambientato a Londra, nel 1954. Dopo Hollywood, il teatro si propone alla Dietrich come occasione di riscatto artistico. È la mattina del giorno in cui l’artista, cinquantenne, debutta al “Cafè de Paris”. Il suo alter ego è Joseph Von Sternberg (Orso Maria Guerrini), regista e pigmalione cinematografico: girarono assieme sette film e la convinse a farsi togliere quattro molari e la mise a dieta per un aspetto più drammatico.
Il secondo momento è fissato sei anni dopo, nel 1960. Siamo nel camerino di un teatro di Berlino, dove Marlene torna dopo anni di assenza. Mancano poche ore al concerto e nel camerino c’è il musicista Burt Bacharach (David Sebasti), all’epoca trentenne, poco noto ma molto promettente: è tangibile che fra i due vibra una potente corrente erotica. Fine primo atto.
Terzo capitolo: siamo nel 1975 a Toronto in una suite d’hotel trasformata in camerino. Marlene, ormai dedita a far rivivere i suoi uomini con la mente e incline all’alcool, deve esibirsi negli stessi alberghi in cui alloggia. Tra mezz’ora si aprirà il sipario, ma c’è tempo per un confronto con la figlia Kater (Silvia Budri), obbligata a subire le ingerenze dell’ingombrante madre e a vivere di riflesso. Lo spettacolo si chiude con un coupe de teatre interamente dedicato all’uomo che diede a Marlene il successo e la fama, facendola diventare un mito.
Il regista Panici ha voluto dare risalto alla “storia di una donna fragile/indistruttibile, sezionata nei suoi affetti, nei suoi rapporti, che impietosamente si mostra nella sua terribile alterità fino alla consegna finale attraverso uno struggente e infinito piano sequenza diretto dal suo maestro di sempre. Le canzoni sono il filo rosso di questo spettacolo, per ricomporre pienamente il quadro di un’epoca fortemente dolorosa, segnata dalla guerra da cui disperatamente si cercava una via di uscita”.
Un percorso a tappe vissuto anima, corpo e voce da Pamela Villoresi che, a parte piccoli cedimenti emotivi nel secondo atto, offre una donna volitiva, androgina, dal carattere eversivo, ma addolcito da una fragilità imprevista. Orso Maria Guerrini apre la pièce e la maestosa voce riecheggia per la durata dello spettacolo. Buona la performance di David Sebasti. La scenografia (un camerino mobile) è funzionale allo spettacolo e i costumi amplificano l’immedesimazione con lo stile dell’epoca. Per scoprire il dietro le quinte del mondo in bianco e nero.
[elena del tronto
]