La locandiera
Autore: Carlo Goldoni Traduzione:
Regia: Pietro Carriglio
Scene: Pietro Carriglio Costumi: Pietro Carriglio
Musica: Matteo D'Amico Luci: Gigi Saccomandi
Produzione: Teatro Stabile di Catania/Teatro Biondo Stabile di Palermo
Interpreti: Galatea Ranzi, Luca Lazzareschi, Nello Mascia, Sergio Basile, Luciano Roman
Anno di produzione: 2010 Genere: commedia
In scena: fino al 28 Marzo al Teatro Eliseo di Roma

Tre lunghe panche – una posta sulla linea di fondo, le altre ai lati del palcoscenico – un tavolo, una sedia, qualche cesto di frutta e verdure: la scena, immersa in una luce soffusa, sembra ricordare i quadretti realistici del Goldoni librettista.
Pietro Carriglio circoscrive così la sua “Locandiera”, in un’atmosfera dai colori tenui, sfumati grazie alla presenza di un velatino che smorza le luci taglienti di Gigi Saccomandi. Nella cornice di un quadro curato nei minimi dettagli dal regista, che è anche scenografo e costumista, Galatea Ranzi si muove a suo agio. La sua è un’interpretazione di maniera, ma convincente: le stoccate sono precise, i finti tentennamenti di fronte ai doni degli insistenti corteggiatori hanno un’asprezza e insieme un candore che solo un’attrice di un certo livello riesce a raggiungere. A fare da contraltare, la bravura di Luca Lazzareschi, un altezzoso e poi innamorato Cavaliere di Ripafratta, un solitario più per principio che per filosofia, dotato di ottimi tempi e profonda intenzione, che ruba senza difficoltà la scena ai colleghi.
La storia di Mirandolina è l’occasione colta da Carriglio per liberare la commedia dagli stereotipi del “goldonismo”, focalizzando l’attenzione sul meccanismo teatrale dell’opera, su alcuni aspetti tradizionalmente poco analizzati del testo come un’inedita caratterizzazione del personaggio della Locandiera e sull’impianto figurativo, che richiama i dipinti del Tiepolo e di altri pittori del Settecento. Sono sufficienti pochi cenni musicali, curati da Matteo D’Amico, in alcune scene trattenuti nella scatola di un carillon, per addolcire la filastrocca della seduzione recitata dalla locandiera che, con armi unicamente femminili, riesce a conquistare il cuore del misogino Cavaliere di Ripafratta.
Sul palco anche il sicuro Nello Mascia nei panni del Marchese di Forlipopoli e Sergio Basile in quelli del Conte d’Albafiorita, che si contendono a suon di regali il cuore di Mirandolina. L’unico a spuntarla sarà però Fabrizio interpretato dal bravo Luciano Roman. Da questo punto è come se il processo avesse ripreso il suo naturale corso: tutto è a posto e, nel finale, gli interpreti si allineano verso il fondo, dando le spalle alla platea, in una citazione dei quadri di Tiepolo. L’ordine è stato ripristinato e il sipario può calare. [patrizia vitrugno]