L'inventore del nero.
Un arbitrario incontro con Michelangelo Merisi da Caravaggio
Autore: Laura De Luca
Regia: Antonio Avallone
Coreografie: Fabrizio Laurentac Danzatori: Fabrizio Laurentaci, Flaminia Candelori
Musica: Luis Bacalov Echoesthree Immagini: Alessia Capuccini
Produzione: Teatro dell’Angelo e LauradelucaANDfriends
Interpreti: Antonio Avallone, Roberto Herlitzka, Laura De Luca
Anno di produzione: 2010 Genere: drammatico

In scena: 7 settembre 2010 al Teatro Dell'Angelo di Roma

La luce e l’ombra protagoniste dell’arte pittorica di Caravaggio sono al centro di questa intervista tra passato e presente tra una giornalista di oggi (Laura De Luca) e il grande artista seicentesco (Antonio Avallone). Sullo sfondo scorrono le immagini dei grandi capolavori dell’artista che ha segnato l’inizio della modernità nella pittura, nell’uso della luce con effetti fotografici, nel cogliere l’istante del gesto di personaggi presi dal popolo, santi e madonne con i piedi sporchi e con espressioni reali, figure incontrate per strada o nelle taverne.

Tra i due protagonisti incombe la voce fuori campo e poi in scena dell’ombra (Roberto Herlitzka), lo scuro, il nero, quella voragine da cui prendono vita la luce e le figure di Caravaggio. L’ombra nasconde ciò che l’uomo ignora e che lo salva, per questo è il luogo dell’amore. Luci e ombre, sacro e profano, tenebre dell’animo umano e Dio sono i temi evocati dalla giornalista per tentare di carpire al maestro i segreti della sua arte pittorica. Il Caravaggio di Avallone risponde infastidito alle domande, si sente un perseguitato, è arrabbiato perché a volte incompreso. “L’artista non nasce mai” vive come dentro un guscio separato dal resto del mondo, esprime una rabbia costante che poteva essere alternata al tormento intenso ma inevitabile dell’artista che crea.

Avallone sceglie un unico registro. Peccato. Le variazioni interpretative facilitano l’immedesimazione, rendono il personaggio più autentico, meno recitato. La giornalista esprime più la curiosità di un’ammiratrice del genio che quella della cronaca, dell’elencazione dei fatti. Il ritmo è incalzante, fondamentale per uno spettacolo letto e recitato. Interessante l'introduzione di pezzi di danza per visualizzare il gioco delle luci sui corpi in movimento, come l’artista faceva sulla tela.

Sarebbe stato più armonioso e coinvolgente senza leggii, eliminando la lettura del testo in favore dell’interpretazione e rendendo più chiaro, anche nella scelta dei costumi, il contrasto tra l’antichità rappresentata da Caravaggio e la modernità della giornalista. Una scelta di questo tipo avrebbe evidenziato la distanza temporale e umana tra i due.

Su tutti spicca Roberto Herlitzka. Bravissimo, assapora le parole e le pause, trattenendole, pesandole, e ridandole chiare e profonde al pubblico. “Come speciali sorsate esoteriche” direbbe la poetessa Emily Dickinson. La calma delle emozioni. Il contenuto dello spettacolo c’è, andrebbe rivista la forma.
[deborah ferrucci]