Interiors
Autore: ispirato a Intérieur" di Maurice Maeterlinck Ideazione: Matthew Lenton
Regia: Matthew Lenton
Scene: Kai Fischer Costumi: Eve Lambert
Luci: Kai Fischer Musica: Alasdair Macrae
Produzione: Napoli Teatro Festival Italia e Vanishing Point, in coproduzione con Teatro Stabile di Napoli and Traverse Theatre in collaborazione con Lyric Hammersmith and Tron Theatre con il sostegno del National Theatre Studio
Interpreti: Robert Jack, Peter Kelly, Sara Lazzaro, Aurora Peres, Davide Pini Carenzi, Ann Scott-Jones, Rosalind Sydney, Damir Todorovic
Anno di produzione: 201 Genere: avanguardia
In scena: in turnè

L'occhio del grande fratello è sempre lì. Avido di sapere, di conoscere le abitudini, le smorfie, la vita degli altri. "Interiors" di Matthew Lenton fa sua questa diffusa filosofia, questa atavica esigenza di guardare dal buco della serratura. Solo che qui la serratura è una grande, limpida finestra che rende tutti gli spettatori spioni della vicenda. Una storia rivelata dalle movenze degli attori, dagli sguardi, dalle espressioni. A unire il tutto c'e' una voce narrante che lega, spiega e rivela le storie nella storia. Matthew Lenton dà vita a un esperimento suggestivo, consegnando nelle mani, o meglio, negli occhi degli spettatori, il senso e il filo degli avvenimenti.
Spiamo una cena: i preparativi, l'arrivo degli invitati, le pietanze. La voce narrante racconta, a turno, i pensieri dei commensali, amici di una notte. Guardare da lontano i 7 protagonisti che dialogano chiusi in una scatola trasparente, quasi un acquario, senza ascoltare le loro voci è la vera novità di questo spettacolo. Il lavoro che gli attori hanno fatto sulla gestualità, sui corpi, sulla comunicazione non verbale è la cifra del meritato successo."Interiors" rinchiude all'interno di un'oasi che vorrebbe dorata, tutte le paure dell'uomo, le insicurezze. Ma la stanza che vediamo non è una prigione, anzi. Diventa un luogo sicuro perché "è un mondo difficile qui fuori; bisogna proteggersi". La voce narrante è di donna, una creatura a metà tra un fantasma e un angelo, come un'entità invisibile rimasta intrappolata in questo mondo, del quale ha nostalgia e nel quale vorrebbe tornare per provare emozioni.
La voce a metà spettacolo si palesa in un abito bianco: oltre a far conoscere i pensieri, svela le sorti dei 7 protagonisti. Lo spettacolo regala delicatamente momenti esilaranti come la scena del rifiuto di una proposta di matrimonio, o momenti toccanti come quando il padrone di casa ricorda la moglie defunta, il cui posto a tavola resterà vuoto per tutta la cena. La scena è semplice, ma ricca di dettagli che compongono una sala da pranzo stile scozzese che appare vissuta e calda grazie anche a un sapiente uso delle luci. È chiaro che spiando dalla finestra involontariamente si sceglie un personaggio di riferimento, forse quello più simile a noi, alle nostre debolezze. Un alter ego da seguire nel corso dell'azione, al quale dedicare la nostra attenzione privilegiata e inconsapevole.
[patrizia vitrugno]