Genio e sregolatezza - Edmund Kean


Anno
2011

Genere
dramma

In scena
fino al 25 marzo
Sala Umberto | Roma

Autore
Claudio Forti
Regia
Giuseppe Pambieri
Scene
Sebastiano Romano
Costumi
Sebastiano Romano
Luci
Franco Lupi
Musica
Paolo Casa
Interpreti
Giuseppe Pambieri,
Lia Tanzi
Produzione
Lux T srl

 

Scritto appositamente per Giuseppe Pambieri e Lia Tanzi, il testo di Claudio Forti "Genio e sregolatezza - Edmund Kean", è un’ulteriore tappa della messa in scena della vita del grande attore inglese vissuto nell’Ottocento: la parabola esistenziale di Kean s’incrocia con quella dei personaggi interpretati, come nell’opera a lui dedicata da Alexandre Dumas padre (1836), adattata per il teatro da Jean-Paul Sartre (1953) e poi per il piccolo schermo da Raymund Fitz Simons (nel 1983, interpretato da Ben Kingsley).

L’Attore racconta la sua vita al pubblico pagante: salito sul palcoscenico ancora fanciullo, si afferma con una magnifica interpretazione dello shakespeariano Shylock nel "Mercante di Venezia" al Drury Lane di Londra. Da allora inizia la fama di sommo interprete dei drammi shakespeariani: "Riccardo III", "Amleto", "Otello", "Macbeth", "Re Lear". Ma le stravaganze e il bere ne segnano il declino morale e fisico; recitando una volta l'Otello al Covent Garden, cade fra le braccia del suo secondogenito, anche lui attore, e muore di lì a poco. Aperto alle ombreggiature psicologiche, spalancato come una finestra panoramica sulle grandi tirate di Shakespeare, il testo è disperato e Kean non fa che misurare la profondità del proprio fallimento, nonostante gli applausi, le paghe sconsiderate, le amanti, l'adorazione del pubblico.

Gli ingredienti per un grande spettacolo ci sarebbero tutti: il personaggio, la storia, la sapienza attoriale del protagonista. Pambieri (che si cimenta con Kean, in Italia, dopo Vittorio Gassman, Gigi Proietti e Giancarlo Zanetti) recita, salta, tira di scherma, rotola, ride, si commuove in un palco spoglio, fatto solo di un trono, una corona, un basamento e una panchina con alcuni abiti di scena. Eppure non convince, non coinvolge, non appassiona. Le entrate in scena della Tanzi, nei ruoli prima della moglie, poi dell’amante di Kean, vanificano gli sforzi istrionici del suo partner: non c’è affiatamento, insieme non sembrano mai essere in parte. Le musiche di Franco Lupi sottolineano con didascalica inutilità i momenti più intensi del racconto. Le scene di Sebastiano Romano non tolgono né aggiungono nulla. Noia, soltanto noia, fortissimamente noia e un immancabile rimpianto per una prova d’attore mancata, malgrado l’innegabile bravura di Pambieri.
[francesca romana buffetti]