I due gentiluomini di Verona
Autore: William Shakespeare Traduzione: Vincenzo Cerami
Regia: Francesco Sala
Scene e costumi: Silvia Polidori Coreografie: Paola Maffioletti
Musicisti: Marcos Madrigal, Alice Warshaw, Sara D’Ippolito Musica: Nicola Piovani
Produzione: Politeama Srl
Interpreti: Gianluca Guidi, Giampiero Ingrassia, Nicola D’Eramo, Pietro De Silva, Ugo Maria Morosi, Claudio Pallottini, Loredana Piedimonte, Viola Pornaro, Raffaele Proietti, Giulia Rupi, Alessio Sardelli, Jessica Ugatti, Simone Fantozzi, Lucia Cristofaro
Anno di produzione: 2010 Genere: commedia
In scena: Silvano Toti Globe Theatre di Villa Borghese, Roma

Amicizia batte amore uno a zero. La partita però è lunga ed estenuante e resta ferma sullo zero a zero per tutto il primo tempo. Proteo e Valentino sono l’uno il prolungamento dell’altro, amici fraterni, simbiotici.
Una delle prime commedie di Shakespeare “I due gentiluomini di Verona” ha aperto la stagione 2010 del Silvano Toti Globe Theatre. Protagonisti due figli d’arte: Gianluca Guidi (Proteo) e Gianpiero Ingrassia (Valentino). Sentimento sacro che rende nobile chi lo prova, l’amicizia tra Valentino e Proteo rischia di rompersi a causa della giovane Silvia, la figlia del duca di Milano promessa sposa del ricco ma sciocco Turio e della quale entrambi si innamorano. La commedia di Shakespeare si avvale dell’adattamento fresco di Cerami e della poesia delle musiche di Piovani eseguite dal vivo da tre musici.
Un allestimento scarno di idee, che non lascia mai la via certa, che non si arrischia in esperimenti ma che si aggrappa con forza alla sicurezza data dal duo Piovani e Cerami. Francesco Sala non mette niente di suo, non si distacca dal testo, segue scodinzolando la strada più semplice che, alla fine, si rivela anche la più pericolosa.
I due gentiluomini di Verona” è esattamente pensato e strutturato così come ognuno pensa possa essere allestita un’opera di Shakespeare. Ciò non toglie che lo spettacolo regali momenti spassosi e che alcune prove attoriali (ad esempio Ugo Maria Morosi che interpreta il duca di Milano o Pietro De Silva nei panni del servo Lanciotto che si muove portando con sé un cane vero e che dà vita a siparietti simpatici) siano ben riuscite e calibrate. Il tutto condito dai costumi seicenteschi di Silvia Polidori e dalle coreografie di Paola Maffioletti.
Alcune lungaggini di troppo stancano lo spettatore che, tuttavia, dimostra di apprezzare tale attaccamento alla tradizione.
[patrizia vitrugno]