Forse
è vero che “Il dio della carneficina
è l'unico dio che comanda dalla notte dei tempi”.
Lo dice Alain, uno dei quattro protagonisti della
piéce in scena o al teatro Eliseo di Roma il
15 dicembre. O perlomeno è l’unico dio
che sembra governare sulla vicenda. Di certo è
che i quattro protagonisti sono perennemente uno contro
l’altro. La forza dello spettacolo è
nel mix gustosissimo tra testo e grottesca ironia
dei personaggi. La trama è semplice: due coppie,
di differente età ma coi figli coetanei cercano
un chiarimento, dopo che un ragazzino ha colpito l'altro
al viso con un bastone, provocandogli la caduta di
due denti ed altre lesioni.
L’abbigliamento sottolinea da subito le differenze
tra le due coppie: più semplici quelli dei
genitori della vittima (Orlando – Bonaiuto),
estremamente eleganti quelli dei genitori del colpevole
(Boni - Cescon). I quattro sono animati dalle migliori
intenzioni, vogliono risolvere la faccenda nel modo
più semplice possibile. Ma le buone intenzioni
non bastano e la conversazione fatta di iniziali,
disinteressati convenevoli sfocia ben presto nella
guerriglia verbale, nell’attacco di tutti contro
tutti. A un certo punto una delle due donne si sente
male e rigetta: l’attenzione si sposta dai figli
a loro stessi. Le coppie diventano il centro del discutere
e i sentimenti imperanti sono l’odio, il risentimento,
l’invidia, il vuoto, il nulla.
Gli attori reggono pienamente il gioco: Alessio Boni
è Alain, arrogante e indisponente nei confronti
di chi non è alla sua altezza, avvocato rampante
e senza scrupoli, dipendente dal cellulare che squilla
in continuazione, concentrato solo su se stesso e
sul proprio lavoro. Michela Cescon è Annette,
moglie di Alain: è ansiosa, capace di repentini
cambi di registro e isterica perché vittima
di un marito assente. Silvio Orlando interpreta Michel,
un uomo tranquillo, in apparenza marito devoto e padre
amorevole, dotato però di una notevole dose
di sarcasmo e di cattiveria repressa. Anna Bonaiuto,
invece, veste i panni di una signorile e controllata
Véronique, paladina dei meno fortunati, presa
dalle sue battaglie per la salvezza del mondo, interpretata
con grande forza mimetica.
La scena di Gianni Carluccio – che firma anche
gli abiti – è semplice: una pedana circolare
inclinata al centro del palco ospita il soggiorno
borghese dei padroni di casa Michel e Vèronique
composto da due divani rossi e un tavolino basso che
accoglie libri d’arte. Intorno tre vasi di tulipani.
La vicenda si svolge tutta qui e gli attori, ottimamente
guidati dalla regia di Roberto Andò, riescono
a cambiare registro con naturalezza passando dai miti
ed educati toni iniziali, alle urla sprezzanti dei
frequenti battibecchi fino alle risate sgangherate
del post sbornia. Il risultato è un intelligente
divertissment, che nella risata sommerge anche lo
spettatore che si riflette nello specchio deforme
di una condizione in cui molti possono riconoscersi.
[patrizia
vitrugno]