Il diario di Adamo ed Eva
Autore: Mark Twain Adattamento:
Regia: Emanuela Dessy
Scene: ---------------------------- Costumi: --------------------------------
Musica: ------------------------------
Luci: --------------------------
Compagnia: Compagnia di prosa Metti una sera a cena Produzione: Ass. Cult. Nuova Mimesis, TeatriInMovimento
Interpreti: Mario Rinaldoni e Chiara Levratto
Anno di produzione: 2009 Genere: dramma

In scena: dal 6 al 10 Maggio 2009 | Teatro dei Contrari, Via Ostilia 22 - Roma

Adamo, Eva, e il Serpente: Crisi di Coppia nel Giardino dell’Eden.
“Il diario di Adamo ed Eva” di Mark Twain è una singolare rivisitazione del celebre mito. E’ una versione ironica e fiabesca dell’incontro tra l’uomo e la donna: Adamo, dai modi un po’ rozzi e facilmente irritabile; Eva, romantica, vanitosa, chiacchierona.
Due realtà apparentemente in conflitto ma che nonostante le diversità, si amano. Eva appunta nel suo diario: “Se chiedo a me stessa perché lo amo, non so dare una risposta, ma in realtà non mi importa tanto di saperlo… credo che debba essere così”.
Adamo, sulla tomba di Eva, scriverà: “Dovunque era lei, là era l’Eden”. E così, sembra segnato a ripetersi all’infinito il destino degli uomini.

Nota di regia
La vicenda è nota: Dio creò Adamo, poi gli levò una costola e ne fece Eva. I due vivevano felici nell’Eden quando Eva, affascinata dal serpente, decise che voleva mangiare la mela e tutto mutò.
Nessuno però si era mai “profanamente” chiesto chi fossero veramente Adamo ed Eva, cosa pensassero, cosa provassero, come agissero.
Mark Twain, ce lo racconta partendo dall’ipotetico ritrovamento dei loro diari dove in maniera umoristica e spregiudicata, riflessiva e romantica, la coppia più famosa della storia parla di sé e del creato.
Adamo è pratico, materialista, all’apparenza un po’ ottuso; Eva è curiosa, fantasiosa, a suo modo ingenua, affascinata da tutto ciò che la circonda, a cui da un nome e un possibile perché.
Quello che ne viene fuori non è affatto discosto dalla realtà anche contemporanea degli universi uomo e donna, così diversi eppure compatibili, ineluttabilmente destinati ad attrarsi… con tutte le conseguenze del caso.
La versione che ci è piaciuto farne, ritradotta in uno “slang” scarno e asciutto, per rimanere fedeli allo stile dell’autore, affatto infiocchettato e infiocchettante come invece nella maggior parte delle traduzioni in circolazione, non ha tramutato la prosa in una commedia dialogata, bensì, ne ha voluto mantenere la forma di racconto in prima persona, che i due protagonisti, in maniera colloquiale, da camera, come in una serata tra amici, propongono al pubblico, solo talvolta interagendo tra di loro in brevi scambi brillanti ma lasciando il gusto allo spettatore di spiarli come da un buco della serratura i propri vicini di casa, per essere un momento dopo chiamato in causa e reso complice della discussione.
Unica licenza, comunque suggerita dallo scritto, la cornice al testo, che al di là della storia d’amore in cui è palpabile la nostalgia per la moglie perduta, ci è piaciuto immaginare come l’implacabile creazione di “un sogno americano”, ambiente in cui sia come uomo, nonostante fosse un anti-imperialista, anti-capitalista, una voce sempre contraria, dal razzismo alla vivisezione; sia come scrittore, proprio in virtù della sua sottile critica, Twain affonda le sue radici. emanuela dessy