Il Castello - Trittico


Anno

2011


Genere

drammatico


In scena

fino al 2 ottobre
Teatro India | roma

Autore
Franz Kafka
Adattamento/Traduzione
Giorgio Barberio Corsetti
Regia
Giorgio Barberio Corsetti
Scene
Giorgio Barberio Corsetti, Massimo Troncanetti
Costumi
Francesco Esposito
Progetto Video e Fonica
Igor Renzetti
Musica
Alessandro Meozzi eseguite da Statale 66
Interpreti
Ivan Franek, Mary Di Tommaso, Julien Lambert, Fortunato Leccese, Fabrizio Lombardo, Alessandro Riceci, Patrizia Romeo
Produzione
Fattore K.
Compagnia
 

 

L'agrimensore arriva trafelato al castello e noi siamo lì ad aspettarlo. Pochi i posti a sedere e tanta l'attesa per quello che si sa essere uno spettacolo itinerante. Una cifra stilistica di Giorgio Barberio Corsetti, che mescola ambienti e mezzi (c'è anche un viaggio parallelo da seguire in contemporanea su internet), tracciando un percorso che batteremo alle calcagna del signor K.

Ivan Franek è l'agrimensore, straniero per davvero (il suo è un italiano ruvido, frammentato e poco musicale) in una terra sconosciuta, dominata da un castello. Da subito si percepisce la complicata matassa di personaggi (funzionari autorevoli e non) che ruota attorno al castello. Un labirinto di cariche e sotto-cariche, contro le quali il povero signor K deve scontrarsi per far valere il proprio diritto di agrimensore. Si dovrà accontentare di un posto da bidello e andrà incontro a una fine drammatica. In scena l'alienazione, la frustrazione dell'uomo che cerca di ribellarsi al sistema, la lotta contro la burocrazia avvilente: e poi l'attesa, l'eterno rincorrere qualcosa che più ti avvicini più si allontana. Da un luogo al successivo, passando attraverso ogni centimetro del bello spazio scenico offerto "naturalmente" dal Teatro India.

Le scene sono fatte di cartone, scatole da imballaggio rovinate, bagnate, sporche, accartocciate: un materiale povero ma duttile che segue il lungo viaggio del signor K accompagnato dagli inseparabili aiutanti (un duo comico ben riuscito quando non straripa).

Il trittico - Frieda, Il segreto di Amalia e Progetti di Olga - lascia però qualche perplessità e soprattutto delude quanti speravano di godere tre ore e 15 minuti ritrovando il genio di Barberio Corsetti. Un genio che è sembrato un po' esaurirsi negli ultimi spettacoli e che in questo in particolare sembra perdersi nella faticosa traversata del signor K. C'è poco pathos, poco collante, poca tensione e poca emozione. Gli attori che gravitano attorno all'agrimensore, compresa la sua Frieda (Mary Di Tommaso, spesso fuori tempo) aggiungono poca vita allo spettacolo che è un susseguirsi di scenette da rincorrere nonostante il buon aiuto della musica dal vivo del trio rock (basso, chitarra e batteria) Statale 66.

Uno spettacolo itinerante che nonostante questa caratteristica annoia un po', togliendo, scena dopo scena, un po' di quell'attesa, di quell'ansia, di quell'angoscia di arrivare al castello che attraversa ogni pagina del capolavoro di Kafka. [patrizia vitrugno]