Il caso Braibanti


Anno
2012

Genere
drammatico

In scena
in turnè

Autore
Massimiliano Palmese
Regia
Giuseppe Marini
Musica
Mauro Verrone
Esecuzione live musiche
Stefano Russo
Interpreti
Fabio Bussotti, Mauro Conte
Produzione
Fondazione Salerno Contemporanea Teatro Stabile di Innovazione

 

Quanto è lontano “Il caso Braibanti” dalla vita di oggi? Quanto è attuale la vicenda dell’ex partigiano, ex militante del PCI, mirmecologo (studioso della vita delle formiche), scrittore e artista, autore teatrale e cine-televisivo? Quanto la nostra società è distante da episodi di questo tipo? Sono trascorsi quasi cinquant’anni (siamo tra il 1964 e il ‘68, in un’Italia reduce da due guerre mondiali), ma la sensazione è che non si è ancora giunti a un affrancamento totale da tali atti di inumanità.

Aldo Braibanti è accusato di “plagio” ai danni del suo giovane amante Giovanni Sanfratello. Sì perché oltre ad essere un ex partigiano e un comunista, Braibanti è anche omosessuale. Per questo è accusato di aver sedotto e allontanato dalla famiglia il ragazzo col quale convive in una pensione di Roma e che ha conosciuto quattro anni prima. Mentre Braibanti viene processato, Giovanni è rinchiuso in manicomio, dove è sottoposto a 19 elettroshock e a 11 coma insulinici, per guarire dall’omosessualità.

Fabio Bussotti e Mauro Conte animano con delicata intensità le vite sconvolte di due uomini perseguitati dalla cieca ignoranza di una famiglia bigotta, specchio di una società “dalle fondamenta fortemente medievali”. Giuseppe Marini porta in scena il testo di Massimiliano Palmese creando uno spettacolo di denuncia ma soprattutto di memoria: “L’Italia infatti non ricorda” (è una delle prime battute di Bussotti-Braibanti:). Nella pièce il ricordo è il filo conduttore. Le voci dei protagonisti si alternano nel racconto della loro storia d’amore, un amore puro e delicato; nel dialogo epistolare con la madre respiriamo l’uomo Braibanti con le sue fragilità e le sue paure. A fare da raccordo tra le parti e i personaggi ci sono le musiche, eseguite dal vivo dal sassofonista Stefano Russo (anche se a volte tale tappeto risulta un po’ troppo presente).

Un racconto che tocca corde ancora scoperte, perché con la sua raffinata eleganza, illumina le ombre su un caso giudiziario, politico e sociale che oscura ancora pesantemente la nostra storia. [patrizia vitrugno]