Cani e gatti (marito e moglie)


Anno
2012

Genere
commedia

In scena
fino al 18 novembre
Teatro Parioli Peppino De Filippo | Roma

Autore
Eduardo Scarpetta
Adattamento/Traduzione
Luigi De Filippo
Regia
Luigi De Filippo
Interpreti
Luigi De Filippo,
Compagnia di Teatro Luigi De Filippo

 

Per l'inaugurazione della seconda stagione del nuovo Teatro Parioli Peppino De Filippo, gestito dal di lui figlio Luigi, la commedia “Cani e gatti” di Eduardo Scarpetta scritta nel 1901 ma quanto mai attuale. «In un momento come quello che viviamo – racconta Luigi De Filippo - nel quale il matrimonio fra i giovani è in crisi, questa commedia racconta con umorismo ed ironia di un’anziana coppia di coniugi costretti, loro malgrado, a fingersi in chiassosa lite per mostrare alla figlia, da poco sposata e sempre in conflitto col marito, quanto sia dannoso e pericoloso litigare a causa dell’eccessiva gelosia». Sì, perché i bisticci tra marito e moglie ed il detto “l'amore non è bello se non è litigarello”, sono i due perni intorno cui ruota la commedia interpretata dallo stesso Luigi, che ne cura anche la regia, e dalla sua giovane compagnia.

La vita familiare di Ninetta e Felice è disturbata dall’eccessiva gelosia di lei. I due decidono di mettere al corrente dei loro litigi i genitori della stessa (Don Raffaele e Rosina), perché dirimano la vicenda. Questi, venuti a sapere della possibile separazione, fingono di litigare anche loro per mettere i due di fronte a questa triste realtà. Intorno a loro, tra risse verbali vere o fasulle, ruotano una serie di coppie che animano e vivacizzano la scena: Luigino, che vuole sposare Fifì, sempre accompagnata dal padre Don Peppino; Donna Lauretta, corteggiata da Antonino, ma che fa gli occhi dolci a Don Raffaele.

Lo spettacolo è gradevole e scivola via con divertimento, ma senza grandi sorprese. I giovani attori, calandosi nei panni di guitti napoletani, strizzano eccessivamente l'occhio ad un pubblico compiacente che sembra apprezzare la leggerezza ed allegria che dal palcoscenico si riversa in platea. Fa pensare invece - e molto - come un testo del primo Novecento possa risultare attualissimo 110 anni dopo. Ma qui usciremmo dalla critica teatrale, per imbatterci in analisi sociologiche fuori luogo in queste righe. Meditate gente, meditate... [fabio melandri]