Buchi nel cuore
Autore: Pietro Floridia, Angelica Zanardi
Regia: Pietro Floridia
Scene: Nicola Bruschi Costumi: Loredana Vitale
Musica: Luci: Luigi Ascione
Compagnia: Teatro dell’Argine Produzione: Crexida e Compagnia del Teatro dell’Argine
Interpreti: Angelica Zanardi
Anno di produzione: 2011 Genere: monologo
In scena: fino all'22 maggio al Nuovo Teatro Colosseo di Roma

La vita di Angela, protagonista di “Buchi nel cuore”, “è una voragine con i cocci dentro”, frammenti di una vita spezzata dalla violenza domestica, dal sogno di un matrimonio, una famiglia, dei figli. Il sogno si realizza, ma il prezzo è alto: paura, insicurezza, senso di colpa, inadeguatezza. Lo sguardo dei suoi figli, il loro pianto di fronte a quelle scene moleste, è l’ultima violenza di una lunga serie. Occhi tumefatti, domande indifferenti di medici che continuano a prescrivere tranquillanti e si rifiutano di vedere l'evidenza, il crimine subito da questa donna. La stessa madre di Angela fa finta di non vedere. La violenza domestica e l’indifferenza sociale sembrano due facce della stessa medaglia, espressione di un mal di vivere che deve avere un capro espiatorio, presumibilmente una creatura fragile nel desiderio di amare e di essere amata. Angela preferisce pensare di aver fatto o detto qualcosa di sbagliato, piuttosto che ammettere che l’uomo che ha di fronte non l’ama affatto, che è solo un essere debole.

Un testo ben scritto, intenso, che scava nell'argomento tabù con la precisione di un chirurgo, senza sentimentalismi. Tuttavia, il monologo fotografa solo il dramma: manca la speranza, il riscatto del coraggio di una donna che cambia vita e riconquista il rispetto per se stessa. La protagonista Angelica Zanardi trova una chiave interpretativa autentica, senza perdere la tensione della professionista. Le scene di Nicola Bruschi sono essenziali ma molto curate, giocano sull’ambiguità del tema della visibilità e dell’invisibilità attraverso specchi, una porta e delle immagini proiettate. La regia di Pietro Floridia è tesa, non ci sono “buchi”, si arriva alla fine dello spettacolo in un soffio, senza accorgersene.

È un atto di coraggio: in tempi di finzioni portate all’eccesso, di esibizione di benessere, successo e allegria a tutti i costi, si affronta un tema scottante. Il teatro è vivo, è fatto di emozioni in diretta, mostra con la forza della rappresentazione la crudezza della realtà. Un pugno allo stomaco, talvolta un fastidio per scene che il pubblico non vorrebbe vedere, per suoni che non vorrebbe ascoltare. Invece alla fine resta un senso di sollievo e di condivisione. Si torna a casa con degli spunti di riflessione, con la sensazione di aver compreso qualcosa di più sul mondo e sulla vita. Questo dovrebbe essere il teatro.
[deborah ferrucci]