Le Baccanti
Autore: Euripide Traduzione:
Regia: Erika Manni
Scene: Giulio Ciucciovino Costumi: Mariella D'Amico, Verunska Nanni
Luci: Erika Manni
Coregorafie: Francesca Baragli
Produzione: Teatro Pantegano
Interpreti: Francesca Baragli, Valentina Baragli, Edoardo Ciufoletti, Alessandro Epifani, Vania Lai, Beatrice Loreti, Giancarlo Porcari
Anno di produzione: 2010 Genere: tragedia

In scena: in turnè

La compagnia capeggiata dalla regista Erika Manni ha portato in scena al Teatro dell'Orologio di Roma, uno spettacolo impegnativo: "Le Baccanti" di Euripide. Presentare oggi, in un teatro non istituzionale, una tragedia greca è sicuramente un'impresa degna di nota che merita l'attenzione della critica. Per fortuna quella del pubblico c'è stata e il merito va sicuramente al lavoro sinergico compiuto dagli attori e dalla regista. Per comprendere meglio la nascita di questo progetto, Erika Manni ha risposto ad alcune domande.

Erika, guardando le "sue" Baccanti si apprezza lo studio accurato che ha condotto. A partire dal testo.
Tutto ruota sulla perdita della consapevolezza, sulla disintegrazione e sulla dispersione. Anche il testo non poteva non rispettare questo scopo. Così si parte in modo classico, per arrivare all'epilogo in cui tutto è cambiato, perché ogni personaggio si è trasformato. Ecco perché all'inizio, per esempio, il coro declama versi greci e rispetta la metrica per poi, in chiusura, perdere il ritmo e scardinare la parola.
Una trasformazione che riguarda anche gli oggetti: il rossetto delle Baccanti prima è un'arma di seduzione, poi si trasforma in sangue.
Sì. Lo stesso succede con le calze: prima le usano come una sorta di collana e poi come collant.
Sono intuizioni nate durante un lavoro di improvvisazione?
No, queste sono state decisioni ragionate. L'improvvisazione l'ho usata soprattutto nel lavoro del corpo per le Baccanti. Una bella esperienza che mi ha portato, per esempio, a scegliere il flamenco come ballo.
Come unire il flamenco con la tragedia greca?
Ho scoperto che è coerente: è un ballo che ha origini arabe. E poi Beatrice Loreti, una delle attrici, è una ballerina di flamenco. Mi piace usare le competenze specifiche degli attori con cui lavoro.
In quest'ottica rientra anche la scelta del dialetto pugliese per Dioniso?
Sì, ma non solo. Euripide più volte ripete che Dioniso è uno straniero. "Vengo dalla Lidia", dice. Sicuramente avrà parlato un greco diverso. Per dare la stessa sensazione di differenza, anche qui, ho sfruttato le competenze di Alessandro.
Perché ha scelto di affrontare una tragedia greca?
In realtà non ho deciso io (scoppia a ridere, ndr). E' stata Vania Lai, una delle attrici della compagnia, ad iscrivermi un anno fa a un concorso di regia internazionale. Tutte le compagnie dovevano portare il proprio progetto su uno stesso brano, scelto dalla commissione: si trattava del quinto stasimo delle Baccanti, appunto. Non arrivammo in finale, ma il pubblico apprezzò molto il lavoro. Buttare all'aria tutto quello che avevamo fatto mi sembrava stupido. Così siamo andati avanti, fino al Teatro dell'Orologio..
Nel prossimo futuro cosa vi aspetta?
Per il momento le matinée nelle scuole. Sono tanti i ragazzi che sono già venuti a vederci e che sono rimasti molto colpiti. Alcuni di loro leggeranno la tragedia: è un grande risultato. Anche perché molti di loro mi hanno confessato di non essere più spaventati dal teatro.
In che senso?
In genere il binomio "tragedia più teatro" equivale a dire "grande noia". Invece in molti non solo hanno capito il dramma che si racconta ma si sono anche divertiti.
Questo grazie ad alcuni elementi di rottura che ha inserito. Mi riferisco ai riferimenti a Cappuccetto Rosso o alla musica da discoteca.
Sì. Ma non li ho inseriti tanto per farlo. Euripide stesso era un autore di rottura. Dopo di lui, nessuno più in Grecia scrisse tragedie. Ha reso protagonista un antieroe. Purtroppo non esistono note di regia del tempo, ma sono sicura che anche lui avrebbe inserito qualcosa del genere. Era un progressista. Un rivoluzionario.
E' soddisfatta della scena madre, quando Agave realizza di aver mangiato il proprio figlio?
Sì, molto. In quella scena c'è la catarsi totale. Per riconoscere quello che ha attorno, Agave deve passare attraverso un dolore immenso. Sono molto contenta del risultato ottenuto, perché gli attori recitano "di pancia". Non ci sono intellettualismi o virtuosismi registici, solo emozioni.
Ha mai avuto paura, nel misurarti con un testo così impegnativo?
Certo. Bisogna avere un'esperienza notevole, sia a livello di regia che di recitazione, per approfondire tutti i livelli di lettura che offre un testo così importante. Il mio, infatti, non è un lavoro finito. E' più un work in progress. Ciò non toglie che ho imparato tanto e che lo rifarei.
Con un cast diverso?
Scherzi! Squadra che funziona non si cambia.

Una squadra composta da bravi attori e ottimi professionisti. In particolar modo si apprezza il lavoro svolto da Giancarlo Porcari nei panni del vecchio Cadmo: misurato, preciso e commovente; di Valentina Baragli nei panni di Agave: credibile e profonda. Ma anche e soprattutto delle tre Baccanti: Vania Lai, Beatrice Loreti e Francesca Baragli che ha anche curato le coreografie. Il loro è il tipico lavoro "sporco": sempre presenti, coordinate, con movimenti ad orologeria e legate da una sincronizzazione perfetta. Frutto di un'ottima sinergia e di grande professionalità. Si apprezza anche il lavoro di Alessandro Epifani (Dioniso) e di Edoardo Ciufoletti (Penteo) soprattutto in relazione all'enorme difficoltà dei ruoli ricoperti. [marzia turcato]