Trend 2012
Nuove frontiere della scena britannica – XI edizione | 21 - 30 marzo 2012 | Teatro Belli

L’undicesima edizione, quella del 2012, della storica rassegna “Trend - Nuove frontiere della scena britannica” si sofferma sul fenomeno di molte ricorrenti e inquietanti derive contemporanee nel cuore di due società europee che si guardano, quella continentale e quella d’Oltremanica. Prendendo spunto da cinque autori trenta-quarantenni (si va da Mike Bartlett, il più giovane, 32enne, a Chloe Moss che è 36enne, a Enda Walsh che è 45enne, a David Harrower che è 46enne, e completa il gruppo Chris O’Connell che è quarantenne e passa), adottando stili, linguaggi, culture, temi e impianti comunicativi che testimoniano differenze ma che nel complesso rispecchiano bene alcuni dei fondamentali della scena inglese in odierna evoluzione, abbiamo chiamato in causa, in questo cartellone di “Trend”, una certa (revisionabile) impossibilità di contatti famigliari, una certa (rianalizzabile) aleatorietà dell’amicizia, un certo (rischiarabile) buio nel cameratismo post-reclusorio, una certa (approfondibile) indecisione identitaria di ceto, gender e generazione, e una certa (monitorabile) ansia rappresentativa in rapporto con potere e assetto d’una comunità. Altrettante crepe sul muro della nostra educazione civile, con ipotetiche manutenzioni, con confutabili interventi, con insperabili e inedite altre prospettive. Scommettiamo su una rosa di cinque proposte (uno spettacolo e quattro mise en espace), e sul concorso ideale e generoso di artisti e compagnie, nel momento di più acuta crisi del settore artistico, nell’anno in cui rigoroso e ridotto a termini essenziali è il sostegno resosi disponibile da parte dell’Assessorato alle Politiche Culturali e della Comunicazione del Comune di Roma, senza il quale, va detto, non avremmo neanche potuto mantenere il punto. Mentre anche per questa edizione si rinnova l'appoggio del British Council di Roma.
Le carte giocate in questo programma sono quelle di “A Slow Air” di Harrower fondato su orgoglio e pregiudizio tra fratello e sorella (regia di Giampiero Rappa), “Cock” di Mike Bartlett che fruga nei conflitti nati per mancanza di scelta (regia di Silvio Peroni), “Quest’immensa notte” di Chloe Moss su una sintonia difficile tra due donne ex carcerate (regia di Laura Sicignano), “Misterman” di Enda Walsh sul confine tra costanza e mania nella missione a base di altruismo (regia di Luca Ricci), e “Hymns” di Chris O’Connell che documenta un’elaborazione giovanile del lutto (regia di Martino D’Amico). Due sere per ogni drammaturgia. Dieci sere in tutto.

A Slow Air
Cock
Questa immensa notte
Misterman
Hymns
 


21 - 22 marzo | GloriaBabbi Teatro
A SLOW AIR
di David Harrower
Traduzione di Gian Maria Cervo e Francesco Salerno
con Nicola Pannelli e Raffaella Tagliabue
mise en espace a cura di Giampiero Rappa


E’ la storia di due fratelli, Morna e Athol.
Morna lavora come donna delle pulizie a Edimburgo e passa il tempo bevendo e cercando di capire la mente di suo figlio, il ventenne Jushua. Athol, il fratello maggiore, vive invece vicino a Glasgow Airport con la moglie e due figli. E’ il proprietario di una ditta di piastrelle ed è orgoglioso dei suoi affari, conquistati con fatica nell’ovest della Scozia. Morna e AthoI non parlano da quattordici anni.
Nei loro monologhi intrecciati raccontano le proprie vite, l’infanzia, i rapporti con i genitori, facendo emergere sentimenti spesso contrastanti. I ricordi e i segreti che fratello e sorella ci rivelano si intrecciano con l’arrivo di Joushua che a sorpresa andrà a trovare lo zio Athol, scatenando una serie di eventi nuovi e sorprendenti.
Questo testo poetico di Harrower ci parla della famiglia con durezza, ironia e amore. La mancanza di dialogo tra i due attori in scena rende ancora più umana e autentica l’incapacità di comunicare dei personaggi, che in realtà nella rappresentazione sembrano dialogare molto di più che nel loro passato. Lo spettatore non può non immedesimarsi nei loro conflitti e nelle loro sofferenze: l’orgoglio che ci separa anche dalle persone amate, la difficoltà del perdono, il sentirsi a volte più estranei in famiglia che con il resto del mondo.

23 – 24 marzo | Compagnia Silvio Peroni
COCK
di Mike Bartlett
Traduzione di Noemi Abe
con Margot Sikabonyi, Enrico Di Troia, Fabrizio Falco, Jacopo Venturiero
mise en espace Silvio Peroni


La pièce di Mike Bartlett presenta uno sguardo candido e scanzonato sulla sessualità di un uomo e sulle difficoltà che emergono quando questi improvvisamente si rende conto di dover affrontare una scelta. Cock esamina la natura ambivalente delle emozioni, dei sentimenti, delle relazioni, e il conflitto fondamentale tra naturalità e possibilità di scelta.
Spogliando la scena di qualsiasi elemento descrittivo, la regia si concentra sul dialogo incalzante e provocatorio dei personaggi, mettendo in luce questioni e conflitti sociali, di classe, di genere e tra diverse generazioni. Quello che interessa non è la tormentata bisessualità che fa da sfondo al dramma, quanto l'indecisione paralizzante che deriva dal non sapere chi si è veramente; ironia della sorte, il protagonista John, è l'unico personaggio ad avere un nome, ma è la sua mancanza di identità precisa a mandare tutti in testacoda: il risultato è dolorosamente forte e molto spesso comico.

Cock è stato messo in scena la prima volta nel novembre 2009 al Royal Court Theatre di Londra, nel 2010 è stato premiato con l'Olivier Award.

25 – 26 marzo | Teatro Cargo
QUESTA IMMENSA NOTTE
di Chloë Moss
traduzione di Eliana Amadio e Laura Sicignano
con Orietta Notari, Raffaella Tagliabue, Lisa Galantini
Scene di Laura Benzi, luci di Sandro Sussi, costumi di Maria Grazia Bisio
regia Laura Sicignano
Iniziativa organizzata in collaborazione con la Fondazione Edoardo Garrone

Il carcere nella testa. Anche quando sei fuori, sei marchiata: hai il carcere nella testa. Queste due donne hanno storie comuni alla maggior parte delle carcerate. Sono vittime assassine, madri tossicomani o alcoliste; hanno storie infantili di abbandono. Dentro, in prigione, gli è scivolata via la femminilità: sono diventate fantocci. Nonostante cio' non hanno perso dignità.
Quando escono il mondo le respinge. Per loro il carcere assume una dimensione protettiva: è una possibilità di fuga dal mondo. Non sanno affrontare il mondo perchè per loro è un meccanismo che le stritola. Un mondo insopportabile perchè pieno di Mc Donald dove ci sono vecchiette con mani incartapecorite come zampe di passeri che mangiano un hamburger da sole. E viene voglia di morire. Il monolocale nella periferia della grande città senza nome dove le due donne si sono rifugiate, uscite di prigione, in realtà non ha pareti. Lì dentro non sanno far altro che rivivere le relazioni carcerarie. Sono amiche, madre e figlia, amanti, sorelle, nemiche... il carcere lo hanno nella testa. I loro ritratti sono iper-realistici. Sotto una spietata lente di ingrandimento appaiono squadernate le loro fragilità. Unghie tinte da smalto sbrecciato che grattano contro i muri. Muri mentali. Eppure dentro a queste vite slabbrate, sbandate, sconce e disperatamente perdenti, c'è ancora ironia. La capacità di riderci su, di far le pagliacce tra sorrisi e lacrime che colano di rimmel da pochi soldi, ridere a squarciagola, anche se hai perso un dente per un pugno.
Due fragilità che cercano di sostenersi l'una con l'altra non possono che fallire. Due fragilità chiuse in una stanza fanno solo emergere il lato egoista di sé, per difendersi. Sanno solo mentire per nascondere il lato peggiore di sé o per proteggerlo. Riescono solo a scannarsi.
O forse no.
O forse due donne insieme riescono a ritagliarsi un piccolo angolo di giardino, in quel monolocale di periferia, dove per un'ora al giorno batte anche il sole.

27 – 28 marzo | Capo Trave
MISTERMAN
di Enda Walsh
traduzione di Lucia Franchi
con Alessandro Roja
Scena Katia Titolo, musiche originali ed effetti sonori di Antonello Lanteri
organizzazione Laura Caruso
mise en espace a cura di Luca Ricci


La passione, l’impegno, la tenacia, la convinzione.
Alcune persone si dedicano completamente a una missione.
Sono estremi, assoluti, limpidi, inattaccabili.
Sono bellissimi.
Mandano avanti Paesi disastrati e corruttibili come il nostro.
Alle volte, però, la loro ostinazione può diventare pericolosa.
È sottile il confine tra costanza e mania.
Qui si indaga il punto di rottura.

L'ambigua ricostruzione dei fatti di un giorno catastrofico nell’esistenza di Thomas Magill, trentatreenne per il quale realtà e immaginazione sono profondamente intrecciate. Una decina di incontri tra Thomas e altrettanti abitanti del villaggio di Inishfree danno vita al racconto corale di una cittadina dell’Irlanda rurale di oggi, mentre si fa strada un oscuro presentimento di tragedia.

29 - 30 marzo | Ass. cult. Musicale Beat 72 e Ass. cult. Padiglione Ludwig
Hymns
di Chris O'Connel
traduzione di Francesco Gorgoni
con Alessandro Bertollini, Alessio Genchi, Roberto Laureri, Mattia Mariani
mise en espace a cura di Martino D'Amico


Al funerale del loro caro amico Jimi, si ritrovano, come non accadeva ormai da anni, Scott, Steven, Simon e Karl. Sono quattro giovani, amici da sempre, che la vita, come capita, ha allontanato. Ritrovarsi li, per quell’occasione, sapendo che la morte di Jimi è avvenuta per suicidio, gli impone un confronto. Attraverso un dialogo vivace, ironico e, a tratti, con tinte da giallo, verranno fuori pesanti verità e intimi segreti .

Il contrasto è subito forte : anche davanti all’urna dell’amico morto, quattro amici non possono fare a meno di esprimere la vitalità della loro giovane età. Alle parole e ai contenuti del Salmo di Davide (Il Signore è il mio pastore …) fanno da contraltare battute basse e cameratesche (Perché i cani si leccano le palle? Perché ci riescono). Come se questa inopportuna ilarità potesse fare da armatura contro l’angoscia di affrontare la serietà del momento.
Una giovane vita spezzata non si accetta facilmente, ancor meno se è da parte di un coetano, ancor meno se si tratta di suicidio. È’ come vedere per la prima volta la Fine, riconoscerne l’esistenza, ammetterne la possibilità. Un processo di crescita. Naturale. Ma anche la fine dei giochi, una verità fastidiosa dentro di se, che toglie spazio, seppur in parte, alla leggerezza ed alle bugie di un mondo sbarazzino. Non si può non fare i conti, scavare nel profondo dell’accaduto, guardarsi in faccia, dare un nome nuovo alle cose.
Veramente possono dirsi amici? Che valore ha il loro legame? Questa allegria manifesta è solo un graffio, un urlo, per celare un ingombro più pesante, duro da digerire e prepotentemente reale e presente?. Le ceneri dell’amico morto suicida nella sua opprimente solitudine, li' davanti a loro, impongono delle risposte a se stessi. E’ un percorso obbligato durante il quale il mondo dell’adolescenza resiste con violenza e tenacia, la leggerezza ha bisogno di cantare i suoi INNI nel disperato tentativo di non sentirsi soli.

 

Orario spettacoli: tutte le sere alle ore 21,00
Prezzi: Interi € 18,00 – Ridotti € 13,00

Informazioni e prenotazioni: 06 5894875

Teatro Belli - P.za S. Apollonia 11a tel. 06 5894875 –
e-mail botteghino@teatrobelli.it – internet www.teatrobelli.it