Teatro Spazio Uno, Roma | Dal 13 al 17 maggio ore 21

“La casa della notte”
festeggia il compleanno di Spazio Uno, che compie 40 anni



scritto e diretto da Manuela Morosini

supporto narrativo di Giovanni Franci

con Manuela Morosini, Paolo Zuccari, Luca Mancini
con la partecipazione straordinaria della cantante Barbara Eramo

Coreografie di Elsa Piperno


Nel 1968 Trastevere era irresistibilmente vivo. Sui gradini della fontana di Santa Maria tutte le notti si alternavano esibizioni canore, scontri ideologici, scambi di bottiglie, libri, spinelli. Nei vicoli del quartiere i turisti stranieri aggrappati alle proprie borse lanciavano grida di gioia quando riuscivano a salvarle dagli scippi. Si disperdevano negli stessi vicoli giovani in eskimo che sfuggivano alle cariche della polizia. Gian Maria Volonté affascinava gli abitanti del quartiere con comizi in difesa delle loro case prese di mira dai miliardari stranieri. In vicolo dei Panieri dall’ultima stalla uscivano puledri cavalli carrozze. Accanto, in un angolo diroccato e apparentemente abbandonato, gli stallieri facevano abbeverare i propri animali. Dopo l’Accademia Silvio D’Amico e un’intensa esperienza con Dario Fo e Franca Rame, in quel luogo ho fatto nascere Spazio Uno, tra volantinaggi con massime di Mao e inevitabili curiosità per gli spettacoli del teatro ufficiale, dove affogavo nella noia.

“Il bagno” di Majakovskij è stata la mia prima produzione, recitavo accanto a Carlo Cecchi, attore e regista. Solo vent’anni dopo ho proposto ad Enrico Job di rinnovare la struttura dello Spazio per gettare un ponte tra l’ufficialità e la sperimentazione che cominciava a invecchiare ripetendo mode, abitudini, rituali falsificati, abusati. Non dimenticherò mai la gioia provata nel farmi di dirigere da Job nella “Medea” di Heiner Muller, nella “Alcesti” che Elio Pecora aveva scritto per me. Mi manca.

In quarant’anni non ho mai tradito gli autori contemporanei che amavo: Strindberg, Kafka, Céline, Genet, Copi, Heiner Muller, David Mamet, Carlos Fuentes, Albert Innaurato, LeRoy Jones, Marius von Mayenburg, Werner Schwab, Ayub Khan-din, Rainer Werner Fassbinder, gli italiani Elio Pecora, Roberto Calasso, Enzo Siciliano, Giuseppe Manfridi, Bernardino Zapponi, Riccardo Reim. Ho amato scrittrici come Griselda Gambaro, Marina Cvetaeva, Elizabeth Egloff, Ljudmila Razumovskaja.

Quanti teatri alternativi si sono persi nell’arco di questi quarant’anni! Tanti, putroppo. Con altrettanto interesse ho seguito le evoluzioni creative dei giovani registi da me scritturati. Alcuni osannati, altri dimenticati, altri commercializzati. Ho ricordi intensi, emozioni rare. Li avrei aiutati molto di più se avessi avuto sovvenzioni oneste.

Thomas Berhard è un autore che da anni volevo rappresentare. Ci sono riuscita con “La brigata dei cacciatori”. Poi ho fermato lo Spazio per un anno tentando di rappresentare il suo primo testo teatrale, “Una festa per Boris”. Dopo un anno di incontri con registi coreografi attori, ho dovuto rinunciare. Intrappolata nella feroce malinconia di questo autore, con il mio spettacolo “La casa della notte” festeggio il compleanno di Spazio Uno, che compie 40 anni. La protagonista, buona e cattiva, è il simbolo di una famiglia in disgregazione, rappresenta il conflitto di una donna creativa in rapporto agli uomini. La paura, la rabbia, ma anche la capacità di analisi di una realtà volgare rischiano di sconfiggerla. E’ la mia prima regia. Anche l’ultima? Lo vedrò nei prossimi 40 anni.

Nel testo ci sono molte citazioni, soprattutto di Thomas Bernhard . Il supporto narrativo è di Giovanni Franci. Con me recitano Paolo Zuccari, Luca Mancini e giovani attori allievi e diplomati di varie scuole di recitazione. Partecipazione straordinaria della cantante Barbara Eramo. Elsa Piperno, che iniziava trentotto anni fa le sue prime serate di danza contemporanea, collabora a “La casa della notte” con un suo inserto coreografico.
[Manuela Morosini, autrice e regista]