Zucker! ...come diventare ebreo in 7 giorni
Zuckern
Regia
Dani Levy
Sceneggiatura
Dani Levy, Holger Franken
Fotografia
Charly F. Koschnick
Montaggio
Elena Bromund
Musica
Niki Reiser
Interpreti
Henry Hübchen, Hannelore Elsner, Udo Samel, Golda Tencer,
Steffen Groth, Anja Franke, Elena Uhlig, Rolf Hoppe, Inga Busch
Anno
2004
Durata
90'
Nazione
Germania
Genere
commedia
Distribuzione
LadyFilm
“La vita è un gioco e io sono un giocatore nato”: è questo il principio secondo il quale Jaeckie Zucker (Henry Hübchen) vive la sua vita. Ex stella del giornalismo della Germania dell’Est, dopo la caduta del Muro si ritrova a sopravvivere grazie a piccole truffe ed alla sua abilità nel gioco del biliardo. Una famiglia disastrata alle spalle, una figlia lesbica, un figlio dalle tendenze ‘incerte’, messo sulla strada da una moglie stanca delle sue bugie ed un fratello ebreo ortodosso con cui non parla da anni. “Sarò anche nella merda, ma perlomeno il panorama è ottimo”. Ed a questo irrazionale ottimismo dovrà far affidamento il giorno in cui viene a conoscenza della morte dell’anziana madre e della sua ultima volontà, pena l’esclusione dal testamento, di riconciliarsi con il fratello Samuel.
Primo esempio di commedia tedesca che ‘osa’ scherzare sugli ebrei, Zucker (tralasciamo volutamente il sottotitolo italiano) è una commedia degli equivoci che gioca divertitamente sugli stereotipi ebrei pescando a piene mani sulla tradizione comica yiddish. Al contempo affronta un tema quello delle famiglie che furono divise dalla costruzione del Muro di Berlino. Due parti di una stessa famiglia in lotta tra loro, ortodossi contro non credenti, ovest contro est, capitalismo contro comunismo, si confrontano in una Berlino moderna: il risultato è un piacevole scontro tra civiltà per fortuna non risolto dall’intervento di una Maria De Filippi di turno.
Zucker punta molto sulla istrionica interpretazione del suo protagonista Henry Hübchen e su un cast affiatatissimo, tra cui emergono Udo Samel (Samuel) e Hannelore Elsner (la moglie di Jaeckie), capace di renderci familiari e simpatici personaggi meravigliosi nella loro imperfezione, al servizio di una sceneggiatura in cui traspare una sincerità di fondo ed una leggerezza di stile e scrittura, supportato da una regia capace di mantenere il ritmo della narrazione tanto alto da soprassedere su minute inverosimiglianze ed imprecisioni. Mazel Tov!
[fabio melandri]