X-Men le origini - Wolverine
X-Men Origins: Wolverine
Regia
Gavin Hood
Sceneggiatura
David Benioff, Skip Woods
Fotografia
Donald McAlpine
Montaggio
Nicolas De Toth, Megan Gill
Scenografia
Barry Robison
Costumi
Louise Mingenbach
Musica
Harry Gregson-Williams
Interpreti
Hugh Jackman, Liev Schreiber, Danny Huston, Will.i.am, Lynn Collins, Kevin Durand,
Dominic Monaghan, Taylor Kitsch, Daniel Henney, Ryan Reynolds
Produzione
Donners' Company/Seed, Twentieth Century Fox, Marvel Entertainment, Dune Entertainment
Anno
2008
Nazione
USA
Genere
fantasy
Durata
118'
Distribuzione
20th Century Fox
Uscita
30-04-2009
Giudizio
Media

L'ira cantami, dea, l'ira di Logan, detto Wolverine, l'ira funesta che ha inflitto tanti dolori alla segretissima e corrotta agenzia americana per gli esperimenti sui mutanti, l'ira che a tanti mutanti cazzutissimi ha fatto un culo così. Si compiva così il piano di Xavier dal momento in cui la contesa divise fra loro Sabretooth, capo di malvagi mercenari mutanti, e l'adiamantino Wolverine. Ma anche no, dea, stai zitta per stavolta, dai.
Nella Hollywood classica, ma è norma talvolta in vigore anche oggi, è noto come a storie realistiche e tragiche si provvedesse ad aggiungere un forzato lieto fine per non turbare la visione dello spettatore americano medio. Autori come Capra ci hanno costruito uno stile attorno a inverosimili finali, tanto che “Hollywood Ending” è diventato il termine più diffuso per indicarli.
Nel prequel di blockbuster di successo esiste il problema opposto, visto che si presume che il loro finale coincida con gli eventi tragici che hanno aperto e che trovano l'eventuale soluzione nei sequel che lo hanno già preceduto.
Qui, gli sceneggiatori David Benioff, Skip Woods sembrano incapaci di arrivare gradualmente alla prevista tragedia di un Wolverine che ritroveremo privo di affetti e memoria all'inizio del primo X Men tracciando quindi un percorso narrativo fino ad uno sdolcinatissimo lieto fine (con tanto di amanti riuniti che camminano verso un tramonto pastello) salvo poi ribaltarlo negli ultimi cinque minuti complice una letale pistola che uccide lei e oblia lui. L'inquadratura che fa da giuntura tra questi due momenti è destinata ad entrare nella storia del Kitsch: agli “amanti sotto cielo pastello” già citati si aggiunge, da bordo inquadratura, una mano armata stile videogioco in soggettiva. Siamo davvero all'anti-Capra.
[davide luppi]