Parlano,
sparlano, amano, tramano, lottano, tradiscono, lavorano, ridono,
piangono, soffrono, perdonano, in una parola vivono.
Mary Haines sembra avere una vita perfetta: una bella casa
nel Connecticut, un’adorabile figlia dodicenne, un marito
di successo, un lavoro part-time come stilista nell’azienda
di famiglia, impegnata nella beneficenza durante il tempo
libero.
Ma questo idilliaco quadretto viene un giorno scalfito da
un sussurro, una voce che si fa sempre più forte: l’adorato
marito ha un’amante, una volgare commessa di un grande
magazzino, un’addetta al banco profumi. Lei è
un’arrivista, giovane, sensuale, corpo scultoreo e labbra
da paura. Insomma un tipetto a cui è difficile resistere
e che non nasconde la sua dote maggiore: l’arrampicata
sociale.
A difendere l’onore perduto un circolo di amiche sin
troppo protettive, quasi soffocanti: Silvie, la sua migliore
amica, donna dallo stile impeccabile e dall’ironia graffiante,
single felice all’apice della carriera, nominata di
fresco alla direzione di una storica rivista femminile; Edie,
eccentrica mamma-chioccia insoddisfatta ed in cerca di un’espressione
artistica che la realizzi; Alex scrittrice satirica, donnaiola
senza peli sulla lingua.
Tratto dalla commedia di Clare Boothe Luce, già portata
sullo schermo da Cuckor nel 1939 con Donne,
in cui si metteva alla berlina l’alta società
di Manhattan ed il jetset newyorkese, questa versione contemporanea
mette a confronto un gruppo eterogeneo di personaggi femminili
di estrazione, ambiente, professione, generazione e stato
civile profondamente diversi. “Volevo trasformare il
film in una storia d’amore tra due donne eterosessuali.
– racconta la sceneggiatrice e regista Diane English
– L’originale ruota tutto intorno all’interrogativo
se Mary Haines si riconcilierà o no con il marito,
che ha tradito la sua fiducia. Nella mia versione, voglio
che il pubblico si chieda se Mary Haines si riconcilierà
o no con la sua migliore amica Silvie, che ha tradito anch’essa
la sua fiducia.”
Un affettuoso tributo alle donne di oggi - gli uomini sono
oggetto di discorsi, battute, evocati continuamente ma mai
presenti sullo schermo –, ai loro sforzi per muoversi
nella complessità del mondo di oggi, con la loro rete
di scelte, ruoli e responsabilità. “
Con un cast all women in cui svetta una spanna su tutte Annette
Bening in un ruolo alla Diane Keaton, capace di mostrare con
orgoglio tutte le rughe che le decorano un viso stupendo,
con al fianco Meg Ryan, Eva Mendes, Debra Messing, Jada Pickett
Smith, Carrie Fisher, Bette Midler e Candice Bergen, The
Women nonostante l’ambizione di una sceneggiatura
brillante con battute che strappano più di una risata,
mostra tutti i limiti di una messa in scena e ritmo da serial
televisivo – non a caso la regista, qui al suo debutto
sul grande schermo è la creatrice/sceneggiatrice della
fortunata sitcom Murphy Brown – condita da una recitazione
generale sopra le righe, senza variazioni tonali che diano
ritmo alla narrazione, tanto da uscire dopo 100 minuti di
proiezione, vagamente rintronati. Il film non è immune
dai classici clichè della commedia tutta al femminile,
con evidenti forzature strapparisate studiate a tavolino che
stridono nella complessità dell’unicuum narrativo.
Un film riassumibile in una delle sue battute più riuscite
e sarcastiche: “Non voglio tutto, ne voglio una gran
bella fetta...” Ma talvolta la gran bella fetta risulta
ai più indigesta. [fabio
melandri]