“Voglio
una vita… spericolata, voglio una vita come quella dei
film…” così cantava Vasco Rossi in quello
che è allo stesso tempo il suo manifesto di vita e
maggior successo discografico.
Probabilmente il rocker emiliano non aveva in mente la vita
di Jacobo, piccolo imprenditore uruguagio di calzini, che
divide le sue tristi giornate con la fedele e silente assistente
Marta. Una vita fatta di piccoli gesti reiterati giorno dopo
giorno, in una meccanicità che dalle macchina della
fabbrica si riversa in quelle dei personaggi. Lo status quo
viene intaccato un giorno dalla visita del fratello Herman,
che vive da anni in Argentina e sembra realizzato sia dal
punto di vista affettivo che professionale. Jacobo per celare
al fratello la sua poco realizzata esistenza, chiede a Marta
di fingere di essere sua moglie. Marta accetta ed i tre estranei
si ritrovano a dover affrontare l’imbarazzante situazione.
La forzata convivenza e l’interazione di caratteri così
riservati produce lacerazioni a volte esilaranti a volte drammatiche
sulle reali vite dei protagonisti, rivelando assonanze e similitudini
inaspettate.
Whisky è l’opera
seconda di due giovani cineasti, Juan Pablo Rebella e Pablo
Stoll, che avevano riscosso un buon successo di critica e
premi internazionali con il loro debutto, inedito in Italia,
25 Watts. Un film costruito su
una precisa scansione temporale e ritmica della narrazione
che imprigiona i personaggi all’interno di solitudini
che riempiono lo spazio diegetico. Illuminato da una fotografia
che partecipa emotivamente all’evoluzione psicologica
dei personaggi rappresentati, il film innesta forme di umorismo
surreale su una forma drammaturgia tanto esile ma nello stesso
tempo portante che sebbene dia l’impressione che nulla
accadda, alla fine tutto muta, impercettibilmente, inesorabilmente.
[fabio melandri]