We Want Sex
Made in Dagenham
Regia
Nigel Cole
Sceneggiatura
William Ivory
Fotografia
John de Borman
Montaggio
Michael Parker
Scenografia
Grant Armstrong
Costumi
Li Alembik
Musica
David Arnold
Interpreti
Sally Hawkins, Bob Hoskins, Miranda Richardson, Rosamund Pike, Andrea Riseborough, Daniel Mays
Produzione
Number 9 Film
Anno
2010
Nazione
UK
Genere
commedia
Durata
113'
Distribuzione
Lucky Red
Uscita
03-12-2010
Giudizio
Media

Un’onda di 187 donne provenienti dalle case popolari di Dagenham, nel Regno Unito è diretta verso l’entrata della fabbrica dove loro lavorano, chi a piedi e chi in bicicletta, a qualcuna scoppia il palloncino di chewingum sulle labbra, qualcun’altra con la bocca soffia il fumo di sigaretta verso il cielo. Le giovani in abiti modaioli hanno caschetti biondi e pettinature alla Brigitte Bardot. Le più anziane spesso in sovrappeso, ridono e fanno battute pesanti. Tutte raggiungono la loro postazione. Si vocifera e si scambiano confidenze, ridono sguaiate e mettono a disagio l’Uomo quando entra nel loro territorio. Poi la sirena suona, le teste si chinano e i loro occhi centrano l’ago delle proprie macchine da cucire. In un ticchettio simultaneo di tanti aghi veloci le stoffe scorrono tra le loro mani. Ci vuole cura, attenzione e le donne non hanno un modello da seguire, le fodere dei sedili delle auto Ford saranno il frutto di un attento bricolage ingegneristico. Loro sono le operaie non qualificate della fabbrica e per questo il loro salario è basso e decisamente inferiore a quello degli uomini.
L’evento ed il suo valore storico è esposto in chiave allegra e con un po’ di graziosa impertinenza. Le operaie rivendicheranno la loro reale qualifica con uno sciopero lungo e coraggioso che metterà a rischio non solo il futuro della Ford ma anche quello dei loro mariti e di tutti gli impiegati della fabbrica.
Le donne che hanno sempre sostenuto i loro uomini durante gli scioperi, si troveranno stavolta a fronteggiare le loro ostilità, quelle dei padroni e quelle dei sindacati. Saranno sole ma compatte a rivendicare una dignità che qualcuno tenta di mercificare a favore proprio. Nel loro ufficio piove e fa caldo, loro si spogliano ed aprono l’ombrello. La loro busta paga non è adeguata, loro fermano la produzione e quindi la fabbrica. I maschi le accusano, loro alzano il loro striscione We Want Sex sempre più in alto.
Fino a quando qualcuno sarà costretto ad ascoltarle.
L’ondata femminile sfocerà nel 1970 in un legge sulla parità salariale preparando l’Inghilterra ad un cambiamento. Sulla corrente del rock il mondo sta cambiando, il look ha l’espressività di un costume valoroso, la minigonna è uno stendardo, e varrebbe la pena frugare negli armadi delle nostre madri o delle nostre nonne per ritrovare in quegli abiti l’ ispirazione per riprendere una causa non del tutto conclusa. [silvia langiano]