Water
id.
Regia
Deepa Mehta
Sceneggiatura
Deepa Mehta
Fotografia
Giles Nuttgens
Montaggio
Colin Monie
Scenografia
Dilip Mehta
Costumi
Dolly Ahluwallia
Musica
Mychael Danna
Produzione
David Hamilton
Interpreti
Seema Biswas, Lisa Ray, John Abraham, Sarala, Kulbhushan Kharbanda
Anno
2006
Genere
drammatico
Nazione
Canada, India
Durata
113'
Distribuzione
Warner Bros,
Videa-CDE
Uscita
6-10-06

Water è il terzo film di una trilogia sugli elementi (acqua, fuoco, terra) realizzata dalla regista Deepha Mehta. Inizialmente il film doveva essere girato in India, ma i fondamentalisti indù hanno violentemente protestato bruciando il set e minacciando di morte la regista e le attrici e costringendo, nel 2000, la produzione a bloccarne la realizzazione, ripresa successivamente nel 2004 nello Shri Lanka.
Ancora oggi 34 milioni di vedove indiane vivono in condizioni di privazione assoluta come prescritto 2000 anni fa dai testi sacri. Le vedove infatti, con la morte del marito, venivano declassate all’ultimo gradino della scala sociale perdendo ogni diritto e recluse in ambienti ‘asettici’ gli ashrams, le case delle vedove. Sempre secondo i testi sacri, l’unico modo per ovviare a questa condizione era per le vedove o morire insieme ai propri mariti oppure sposare il fratello del marito. Spesso e volentieri però non era lasciata nessuna libertà di scelta a queste donne e quindi avviate negli ashrams per meri motivi economici: un letto, una bocca in meno da sfamare. Solo ragioni economiche quindi, avallate da prescrizioni religiose. La cosa già di per se drammatica, peggiora quando protagoniste del vedovato sono giovanissime bambine. Infatti in India la prassi delle spose bambine era in vigore sino a pochissimo tempo fa. Lo era senza ombra di dubbio nel 1938, anno in cui è ambientata la storia di una giovane vedova di 7 anni Chuyia, ribelle ed insofferente agli stretti dettami religiosi, chiusa in una casa delle vedove dove fa conoscenza ed amicizia con Shakuntala, la più enigmatica delle vedove che presto assume il ruolo di protettrice e madre putativa della giovane bambina, e Kalyani una bellissima vedova costretta a prostituirsi dalla matrona della casa, Madhumati, attraverso il suo servo eunuco Gulabi. L’arrivo in città del giovane Narayan, appena laureato in legge e devoto del Mahatma Gandhi e dei suoi insegnamenti volti verso un processo di emancipazione dal giogo inglese e modernizzazione della cultura indiana, e la storia d’amore accennata con la bella Kalyani, provocherà cambiamenti radicali con effetti drammatici.
Modernità contro tradizionalismo, mutazione contro staticità, ragione contro religione. Questi i perni sui quali è imbastita una pellicola raccontata attraverso un ritmo lento come lo scorrere delle acque dal sacro fiume Gange, colorata dei sapori e degli umori dell’antica tradizione indiana, vestita di un modernismo ideologico tipicamente occidentale. Un film che affascina con la bellezza delle immagini eleganti e ricercate e commuove con la forza degli elementi che compongo la sua struttura narrativa. [fabio melandri]