Ogni suo
film ha ricevuto un premio prestigioso: Ti ricordi
di Dolly Bell? (1981, Miglior Film a Venezia), Papà
è in viaggio di affari (1985, Palma D’Oro a Cannes),
Il tempo dei Gitani (1988, Miglior Regia
a Cannes), Arizona Dream (1993, Orso
D’Argento a Berlino), Underground
(1995, Palma D’Oro a Cannes), Gatto Nero
Gatto Bianco (1998, Leone D’Argento a Venezia). Parliamo
naturalmente di Emir Kustirica.
Dopo alcuni anni passati in giro per il mondo a suonare con la sua
band No Smoking Orchestra (da cui ha tratto un documentario Super
8 Stories, premiato al Festival Internazionale del Cinema di
Chicago), torna al lungometraggio, con un film dal titolo e contenuti
alla Frank Capra: La vita è un miracolo.
Due ore e mezzo di puro Kusturica al 100% in cui lo spettatore viene
precipitato in un universo, al confine tra Bosnia e Serbia, fatto
di personaggi strambi e grotteschi, di musica tzigana ridondante ed
onnipresente, di micro storie che si intrecciano l’una con l’altra,
di animali che riempiono e decorano ogni angolo dell'inquadratura.
In lontananza l’eco del conflitto che insanguinerà l’ex-Jugoslavia,
un conflitto a cui nessuno crede sino a quando non si materializzerà
sotto gli occhi di tutti. E da allora la brutalità dell’uomo
emergerà con vigore, i conflitti individuali sopiti esploderanno
ed atroci vendette si consumeranno. Il tutto narrato con il solito
stile musicale del grande regista serbo, fatto di primissimi piani
che ti sbattono in faccia gli eventi, di un ritmo frenetico e delirante
simile a quello di un viaggio sulle montagne russe, di un ottimismo
favolistico e salti improvvisi e repentini nel mondo dell’immaginifico.
Un’opera ridondante, barocca, confusa e poco equilibrata, elementi
di pregio e difetto nello stesso tempo, che stordisce per la ricchezza
delle inquadrature e dei temi trattati, ma capace di rendere il senso
di incredulità che colpì le popolazioni balcaniche allo
scoppio del conflitto fratricida.
Accusato a Cannes di aver abbandonato con questo film la politica
a favore dalla pochade, in realtà è uno dei film più
politici da lui realizzati, il tutto sta coglierne il senso sotto
la confezione imbastita da commedia musicale. [fabio
melandri]