La pellicola
di Marco Bellocchio – in concorso al Festival di Cannes
- si dipana lungo circa 35 anni di storia e politica italiana,
utilizzando uno spunto privato finora poco conosciuto: la
vita di Ida Dalser (Giovanna Mezzogiorno, molto credibile
nel passaggio da amante a pazza), che ha seguito più
o meno da vicino la scalata al potere di Benito Mussolini
(Filippo Timi, più convincente che in altri film),
a cominciare dai primi del Novecento a Trento, tappa del primo
incontro.
La passionale, carnale e irrefrenabile (nonché corrisposta)
storia d’amore tra la Dalser e Mussolini, all’epoca
direttore del quotidiano “Avanti!”, conduce alla
dissoluzione economica per Ida e al successo politico per
il futuro Duce. La donna vende casa, atelier e mobili per
permettere al suo uomo di fondare il “Popolo d’Italia”;
rimane incinta e mette al mondo Benito Albino.
Quando il successo arriva, le loro vite si dividono: ferito
in trincea sul Carso, Mussolini capisce che è il momento
di abbandonare Ida al suo destino di anonimato e rendere ufficiale
il legame con Rachele (Michela Cescon, quasi irriconoscibile).
Da questo momento inizia un secondo film fatto di manicomi,
di immagini di repertorio, di materiale di repertorio, di
pellicole muti come “Il monello” di Charlie Chaplin.
La presenza di Ida è palesemente scomoda: i fascisti
sono al potere e per le non c’è altro posto che
il manicomio di Pergine e di Venezia: deve sparire. Giovanna
Mezzogiorno domina questa parte con intensità e convinzione
(dopo la mediocre prova nella pellicola di Wim Wenders “Palermo
Shooting”), mostrando allo spettatore la caparbietà
e la tenacia che ebbe Ida nel non voler rinunciare ad urlare
la sua identità al mondo.
Vincere è un film consistente,
pieno di riferimenti storici che a volte sovrastano la storia
personale dei due protagonisti. Perfette le musiche di Carlo
Crivelli, che amplificano la vicenda eroica, come anche la
fotografia di Daniele Ciprì, buia e a tratti sabbiosa.
“Il film – precisa Bellocchio – è
anche un melodramma che racconta l’invincibilità
di una piccola donna italiana che non verrà mai piegata
da nessun potere. In qualche modo è lei a vincere”.
[valentina venturi]