|
Anno
2012
Nazione
USA
Genere
azione
Durata
96'
Uscita
09/05/2013
distribuzione
Universal Pictures |
Regia |
Rza |
Sceneggiatura |
Rza,
Eli Roth |
Fotografia |
Chan
Chu Ying |
Montaggio |
Joe
D'Augustine |
Scenografia |
Drew Boughton |
Costumi |
Thomas
Chong |
Musica |
Rza,
Howard Drossin |
Produzione |
Strike Entertainment, Arcade Pictures |
Interpreti |
Russel
Crowe, Cung Le, Lucy Liu, Rza, David Bautista |
|
In
un villaggio di un imprecisato Medioevo cinese, un fabbro
di colore (Rza) fabbrica armi originali e potentissime per
le due gang rivali che si contendono il potere, nella speranza
di accumulare denaro per liberare l'amata Lady Silk (Jamie
Chung), prigioniera del caleidoscopico bordello Pink Blossom.
Il furto dell'oro del Governatore porterà a Jungletown
e più precisamente nel suddetto postribolo, un misterioso
europeo (Russel Crowe), un guerriero assetato di vendetta
per l'uccisione del padre (Rick Yune) e un mercenario che
nella lotta riesce a diventare di metallo (il wrestler David
Bautista). Per spuntarla serviranno raffinate arti di combattimento
e poteri sovrannaturali.
Quando negli anni '90, nel cinema come nella musica, prese
piede l'efficace commistione di generi tra loro apparentemente
inconciliabili, il termine Crossover acquisì sfumature
via via sempre più positive. Fino ad allora, in Italia
invece ne era esistito un altro che si utilizzava per evidenziare
la mancata riuscita di un'opera che metteva insieme, senza
troppa cura, ingredienti che alla fine risultavano indigesti
e che spesso speravano solo di compensare una clamorosa mancanza
di idee. La parola magica era “polpettone” e risulta
azzeccatissima per sintetizzare il fallimento di questo rumoroso
debutto del monumento hip hop Rza, appassionato di arti marziali
e cultura orientale (il Wu-Tang Clan da lui formato prende
il nome da una disciplina del Kung fu) che, purtroppo per
lui, scrisse la bella colonna sonora di Kill Bill e da allora
si innamorò così tanto della Settima Arte da
voler diventare regista.
Maestri di mescolanze di sottogeneri come Tarantino e Jarmusch
potrebbero non rivelarsi così buoni come si immaginerebbe,
perchè il pubblico è sempre più edotto
in materia (anche quegli stessi snob e quei critici che hanno
fatto morire di fame e d'infamia gente come Lucio Fulci e
Enzo Castellari e oggi ogni volta che Tarantino li cita si
commuovono e lo ringraziano prostrati), ma soprtattutto perchè
l'allievo in questo caso non si accontenta di un wuxiapan
(il tradizionale genere “cappa e spada” cinese)
a ritmo di hip hop, ma pensa bene di strafare aggiungendo
la lotta fra bande, una spruzzata di western e una venatura
sci-fi grazie a poteri ed armi che ricordano da vicino i superoi.
Nonostante allo script abbia messo mano anche Eli Roth (compagno
di scorribande di Tarantino che questa volta però dignitosamente
si limita a “presentare” la pellicola), il solito
giochino non riesce e anzi annoia, nonostante il gran dispiego
di fantasia e tecnologia per filmare combattimenti ben oltre
i limiti della credibilità. Dovrebbe forse colpire
il fatto che la violenza venga incorniciata in colori tenui
e scenografie barocche se solo qualche anno fa, tanto per
fare un esempio, nelle sale di tutto il mondo non fossero
approdate le spettacolari produzioni di Zhang Yimou (“La
foresta dei pugnali volanti”) e Ang
Lee (“La tigre e il dragone”),
nemmeno paragonibili a questa come riuscita; a meritare la
visione è solo la prova di Russel Crowe, sovrappeso
almeno quanto De Niro nei minuti finali di “Toro
Scatenato” e perfettamente e divertitamente
a suo agio nell'esprimere la lascivia e la morale men che
subdola dell'inglese andato a cercare fortuna in Oriente.
[emiliano duroni]
|