Nessuno
avrebbe scommesso un nichelino su Underworld
quando uscì in sordina nelle sale qualche anno fa. E
invece alla faccia degli scettici il film si rivelò a
sorpresa un buon successo commerciale (nel solo mercato americano
ha incassato più di 50 milioni di dollari e ne è
costati appena 20). E come si sa negli Usa quando un film riesce
a riscuotere il consenso dei verdoni è inevitabile scoccare
l’arma sequel. Anche Underworld
si insinua nel voluttuoso e variegato mondo delle saghe. Si
suppone che sia un dittico e non una trilogia come accade sempre
più spesso (anche se l’intenso rapporto sessuale
che i due protagonisti consumano a metà film farebbe
pensare al possibile prosieguo di una nuova specie e forse anche
degli episodi).
Underworld: Evolution riprende
la storia proprio laddove si era interrotta nell’antecedente
episodio (e sembra aver confermato le aspettative economiche
della produzione, avendo già superato gli incassi dell’originale
in sole due settimane di programmazione).
Ritroviamo quindi la vampira Selene alle prese con una caccia
sempre più serrata ai Lycan, i temibili lupi mannari,
acerrimi nemici della sua millenaria stirpe. Con lei il compagno
Michael, Lycan a sua volta, ma ibrido iniziatore di una nuova
generazione di creature destinate a comandare il mondo. Selene
è sulle tracce del più antico dei suoi antenati,
Marcus, che si è risvegliato dal suo sonno eterno per
liberare il fratello gemello, William, che invece è il
primo discendente della razza dei Lycan. La ricongiunzione dei
due fratelli segnerebbe l’inizio di una nuova sanguinosa
guerra e Selene questo non può assolutamente permetterlo…
Molto meno descrittivo ma più ricco d’azione (una
delle migliori scene del film è il combattimento sul
camion in corsa tra Selene e Marcus), Underworld:
Evolution è decisamente un fumettone barocco e
cupo che ha dalla sua l’ambientazione decadente dell’Est-Europa
(in cui il film è stato girato), molto più suggestiva
di quella ipertecnologica e urbana del primo episodio, gli effetti
speciali strabilianti di Patrick Tatopoulos (sono sue le creature
di They e Pitch
Black e l’alieno di Indipendence
Day) che, oltre ai mastodontici Lycan, ha curato anche
la realizzazione di Marcus, mostruoso uomo-pipistrello dalle
ali acuminate e dai denti affilati, vero protagonista di questo
secondo episodio, e le sensuali forme in latex nero di Kate
Beckinsale, nuova icona dark del millennio. Un prodotto al di
sopra della media di puro entertainment. E niente più.
[marco catola]
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originale | |
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