Una cosa chiamata felicità
Something Like Happiness
Regia

Bohdan Slama

Sceneggiatura
Bohdan Slama
Fotografia

Divis Marek

Montaggio
Jan Danhel
Musica
Leonid Soybelman
Interpreti
Tatiana Vilhelmova, Pavel Liska, Anna Geislerova,
Marek Daniel, Zuzana Kronerova
Anno
2005
Durata
104'
Nazione
Rep. Ceca / Germania
Genere
commedia
Distribuzione
BiM Distribuzione

"Una cosa chiamata felicità è un film sulla ricerca dell’amore e sul mistero dei cambiamenti che l’amore provoca in noi."
Così il regista ceco Bohdan Slama, candidato all’Oscar nel 2002 con Wild bees per il miglior film straniero, presenta il suo Una cosa chiamata felicità, vincitore del Premio Miglior Film al 53° Festival di San Sebastian.
La storia è ambientata in un paesino della Repubblica Ceca e narra delle esistenze ordinarie e drammatiche di tre amici e dei loro amori.
Monika è innamorata ma il fidanzato parte per l’America in cerca di una vita migliore. Tonik ama Monika sin da quando erano piccoli ma conosce i suoi sentimenti e non si dichiara, accontentandosi di starle accanto. Dasha ha due figli piccoli e una relazione con un uomo sposato che non si decide a lasciare la moglie. La loro amicizia difficile e appassionata entra in crisi con il collasso psicologico di Dasha che viene ricoverata in una clinica psichiatrica. Monika è disposta a rinunciare al suo sogno di seguire l’amore in America pur di non abbandonare i due piccoli figli di Dasha e non farli finire in un orfanotrofio. Così, per alcuni mesi, va a vivere con Tonik e i bambini in campagna, nella fattoria della zia che Tonik cerca, con sforzo; di mandare avanti. Si viene così a creare una situazione idilliaca di famiglia fittizia, sogno che crollerà quando Dasha esce dall’ospedale e pretende di riavere i suoi figli.
Le storie di queste esistenze semplici e umili sono seguite passo passo con discrezione, senza toni retorici o accenti pietistici. Le tematiche sono amare: la campagna sempre più povera che soccombe all’invasione delle industrie, la generazione dei padri senza lavoro e alcolizzati, la durezza della vita quotidiana che rende impossibile ai giovani di sognare un futuro nella propria terra. Il paesaggio, reso da un’ottima fotografia, contribuisce alla desolazione del quadro descritto. Ma non c’è solo questo, ci sono anche amori profondi e mai detti, amicizie vere che comportano il sacrificio di sé per il bene dell’altro. Tutti questi temi sono accennati, sfiorati come la macchina da presa sfiora le esistenze dei protagonisti, personaggi schivi, chiusi ma generosi, che non vengono esibiti per sollecitare emozioni nel pubblico ma semplicemente seguiti con rispetto, con un occhio attento, discreto, pieno di umanità.
"Avevo in mente gli attori principali già prima di aver scritto la sceneggiatura. Per me questo è un film molto personale e lo è anche per gli attori protagonisti. Volevamo fare un film su quello che stiamo vivendo. Gli attori mi interessano come esseri umani che si immedesimano completamente nei loro personaggi."
L’attenzione di Slama verso gli attori è centrale e infatti la prova attoriale che ne risulta è molto valida, trasuda l’impegno registico e contribuisce a rendere un quadro realistico pieno di amore e speranza verso un’umanità sofferente.
[luisa giannitrapani]