…"Chiudi
gli occhi e tieni ben aperta la mente"… questa
la chiave, il segreto per entrare nel mondo fantastico di
Terabithia.
Tratto dal romanzo per ragazzi che Katherine Paterson scrisse
nel 1976 per aiutare il figlio a superare la morte di una
sua cara amica, Un ponte per
Terabithia, ambientato ai nostri giorni in
una cittadina americana, racconta – come spiega Cary
Granat, responsabile della Walden Media – “la
realtà e i problemi dei ragazzi, il bullismo e il rapporto
con i genitori e, argomento assai delicato, l’elaborazione
del lutto”.
La storia vede due adolescenti, Jess e Leslie, che, trascurati
dai genitori troppo impegnati a sbarcare il lunario o a risolvere
i problemi di lavoro, si ritrovano uniti ad affrontare le
difficoltà quotidiane della loro età trovando
nell’immaginazione un aiuto, una risorsa da cui trarre
il coraggio e l’attenzione che gli mancano.
I due ragazzi si costruiscono nella foresta tutto un loro
mondo pieno di creature fantastiche, ma questo percorso immaginario
li porta a maturare, a crescere, a entrare nella realtà
dalla quale fuggivano attraverso la porta della fantasia.
L’immaginazione, il sogno, la fantasia come strumento,
sì di evasione, ma soprattutto come mezzo per riuscire
ad affrontare la realtà ed essere più forti
di fronte alle difficoltà della vita.
Un film intelligente, raccontato bene, senza lo scontato lieto
fine, che parla in modo diretto senza essere superficiale
della realtà vista attraverso gli occhi e la sensibilità
dei ragazzi, con tutta la poesia, la fragilità e la
fantasia di quella età.
Ottime le interpretazioni dei protagonisti fino alla più
piccola attrice che regalano emozioni e commuovono senza facili
pietismi o sentimentalismi melensi.
Un film, che sarebbe limitante definire “per ragazzi”,
tra i più belli degli ultimi anni. [vanessa
menicucci]
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