James
(Tom Wilkinson) e Anne Manning (Emily Watson) conducono una
vita semplice ma felice. Lui procuratore schivo e riservato
con un forte senso del dovere, lei casalinga un poco annoiata
ma assai devota al consorte, si dividono tra l’elegante
appartamento di Londra e la casa in campagna dove trascorrono
ogni fine settimana.
Questa vita perfetta viene infranta un giorno, per sbaglio,
a causa di un incidente automobilistico in cui un uomo muore.
Ogni indizio e sospetto vengono rivolti verso un’unica
persona, Bill Bule (Rupert Everett), ricchissimo, affascinante,
ironico, snob, vicino di casa della coppia e forse qualcosa
di più.
Quando lanci un sasso in uno stagno, se in superficie i guasti
sono visibili e calcolabili, è difficile prevedere
gli scombussolamenti, le alterazioni, i danni che si provocano
sotto il pelo dell’acqua.
E sono i danni collaterali al matrimonio dei Manning, alle
crepe psicologiche ed emotive che si aprono inesorabili sul
tessuto relazionale dei due che sono analizzati con un apprezzabile
distacco e misurata leggerezza dal regista e sceneggiatore
premio Oscar per Gosford Park,
Julian Fellowes e resi sullo schermo dalle misurate interpretazioni
della coppia Wilkinson-Watson.
Un film che è un labirinto morale in cui perdersi,
dove le persone per bene commettono azioni riprovevoli e quelle
cattive sono capaci di slanci di generosità, proprio
come accade nel film premio Oscar Crash
di Paul Haggis. Ma a differenza di quest'ultimo, Un
giorno per sbaglio tende a congelare l’emozione,
viaggia volutamente con il freno emotivo tirato a vantaggio
di una forma che si avvicina al trattato morale di derivazione
letteraria. I continui capovolgimenti di fronte sono curati
senza forzatura con naturalezza e verosimiglianza, la struttura
narrativa è classica senza inutili artifici estetici
così che la pellicola scorre lieve senza grossi sussulti
verso un finale forse un po’ troppo accondiscendente.
Un pizzico di cattiveria maggiore avrebbe donato al film una
dimensione forse più vera, sicuramente più apprezzabile.
[fabio melandri]